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lunedì 17 novembre 2008

Solitudine

Dialogo con me ... medesimo.
Il racconto che segue è stato scritto da Cristina Izzo, 35 anni, volontaria Seneca da circa un anno, arrivata a "questa nuova dimensione" - come lei stessa definisce il suo
volontariato - dopo un "lungo travaglio interiore".
Ci trasmette con le sue parole una dolorosa immagine di solitudine.

Non rido mai di chi parla da solo, a volte è un attimo rasentare la follia ... un dispiacere, una delusione forte, la non comprensione da parte del prossimo e - ma più che quest’ultima - l’indifferenza.
La poca comprensione presuppone comunque uno sforzo da parte del prossimo, seppur poi questo non incontra le nostre esigenze del momento … l’indifferenza invece ti fa ammalare, ti uccide.
Pure io spesso ho parlato e parlo da sola, magari perché ritengo che forse solo “me stessa mi può capire”, forse perché si arriva a volte ad un baratro di solitudine dove l’esser soli ti fa schivare il prossimo per restare davvero soli ...
Vedo sogghigni e occhiatine quando si incontra qualcuno che parla con se stesso, io invece lo comprendo e disquisisco con me così come sto facendo ora ... ma poi del resto chiacchierare col proprio io non è male ed in fondo poi che male c’è ....
Cristina Izzo
Image by mastino 70 CC-NonCommercial-NoDervisLicense

8 commenti:

Ambra ha detto...

Che male c'è... Si, non c'è nulla di male, esaminare se stessi, riflettere su se stessi, anzi, è molto importante per capire i meccanismi che ci muovono. Purché però questo non significhi chiudersi in se stessi, isolarsi dagli altri, concentrare la propria capacità di visione solo al proprio piccolo mondo interiore.
L'indifferenza degli altri si vince con l'attenzione per gli altri, si vince con piccoli passi che portano diritto a comprendere i mondi che ci sono vicini.
L'isolamento è un "peccato" d'orgoglio o di paura. Bisogna guardare anche fuori di sé, non si può dimenticare che il nostro dolore o la nostra felicità sono comuni all'umanità intera e possono essere condivisi e compresi dall'altro, così come noi possiamo "guardare" l'altro e comprenderlo.
Ed è negli altri che trovi te stesso.

Mirco ha detto...

Tempo fa colsi una frase bellissima "...quale migliore compagnia, quale migliore compagno di viaggio se non se stessi? "
:o)

...Sono poche righe, scritte con quella semplicità e quella sintesi che rivelano quanto a fondo si è andati, e quanta disperata fatica si è fatta per tornare su.
E per ripartire

In punta di piedi "ascolto" queste parole, e mentre leggevo mi risuonava in zucca una canzone

"...perché la vita è un brivido che vola via
è tutt'un equilibrio sopra la follia.... "

la la la lalala la la...

(Sally - V.Rossi)

Ida ha detto...

Ciao Cristina,
ero adolescente quando un adulto mi disse "ridi e tutti rideranno con te. Piangi e sarai sola a farlo". Allora mi sembrò una visione molto pessimista della vita...
Sono d'accordo con Ambra quando afferma che l'isolamento è un "peccato" d'orgoglio o di paura ma, seppur contraddicendomi, condivido anche la frase colta da Mirco "...quale migliore compagnia, quale migliore compagno di viaggio se non se stessi? ". Forse perché non può esistere una sola verità per ognuno ma ognuno deve faticosamente cercare la propria?
Ida

mimma ha detto...

Anch'io non rido di chi parla da solo, anzi provo pena quando mi sembra il sintomo di un profondo, grave disagio interiore. Ma negli altri casi, in certi momenti, mi pare che sentire una voce tutta per te, una voce che ti parla dolcemente, ti offre consigli, ti canta una canzone, ti racconta una favola...una voce amica finalmente, sì è solo la tua voce, ma in quei momenti ti aiuta a restare a galla nelle torbide e agitate acque del mondo.

Ida ha detto...

Ho appena incrociato sul marciapiede una ragazza che parlava da sola. Ho subito pensato alle considerazioni di Cristina ed ero sull'onda del "come ti capisco"...sino a quando mi sono resa conto, sfiorandola, che stava semplicemente parlando al cellulare mediante il suo auricolare e non con se stessa.
Avete notato quante sono le persone che sembrano parlare da sole in strada, sui mezzi pubblici, in macchina? Abbasso i cellulari!

Ambra ha detto...

Depreco anch’io come Ida l’uso indiscriminato del cellulare. Ho l’impressione che ancora oggi - nonostante sia in mano anche ai bambini - rappresenti uno status symbol che dà origine quindi alle ben note dinamiche. Un oggetto che dovrebbe essere usato con intelligenza e discrezione diventa invece un mezzo per esprimere prepotenza e maleducazione, quando addirittura non viene usato per urlare insulti e parolacce - in particolare sui mezzi pubblici - a uno sconosciuto ascoltatore fantasma.

Fabio ha detto...

ciao Ida, riguardo ai cellulari io sono molto critico.... non potrei farne a meno.... ma è molto difficile vedermi parlare al telefono. Invece sembra che tutti abbiano sempre grandi cose da raccontarsi, veramente questa cosa non riesco a capirla, si parla mentre si guida, mentre si è al supermercato, mentre si è per strada o sui mezzi pubblici... ma che cos'è che hanno da raccontarsi le persone? Ogni tanto ti capita di sentire qualche pezzo di conversazione, ed allora comprendi che si tratta di esibizionismo, oppure di mantenere un legame sterile ed effimero con un mondo immaginario del quale oltre alle frasi dette cento volte tipo "come va?" oppure "tutto bene?" ecco in fondo non interessa a nessuno.
Come si possano affrontare argomenti importanti al cellulare mentre si è imegnati nelle cose quotidiane mi è oscuro, o forse questo è diventato lo strumento principale della nostra vita di apparenze e di nulla.

LACRI ha detto...

Ed io ridabisco come già detto per un post di Ida...tutti parlano fiumi di parole...ma chi ti ascolta non con le orecchie ma con il cuore? non dico nessuno, sarei troppo drastica ...ma sicuramente ben pochi.