SKYLINE DI MANTOVA DAL LAGO INFERIORE (immagine ripresa da "Mantova nel cuore" di A.Giovannini, Pubblicazione Verona, Linea quattro edizioni, 2006) |
Post di Doc
L’estate va sfumando e sulle Dolomiti imperversano nubi
basse e acqua a catinelle. Non è tempo per camminate o infruttuosi giri alla
ricerca di porcini. Varrebbe forse la pena di accendere il camino. La pigrizia
prende il sopravvento. Lascio perdere. Rai Movie mi fa comparire il viso di
Cucciolla ed in rapida successione quello di Gian Maria Volontè. E’ fatta! Rivedo
dopo quarant’anni “Sacco e Vanzetti” e mi commuovo ancora sulle note della
ballata di Joan Baez. Mi commuovo anche sulla chiusura del film, quando
Volontè-Vanzetti con asciutta espressione prima di accomodarsi sulla sedia
elettrica dichiara ”viva l’anarchia”.
Non ho mai avuto propensione politica verso gli anarchici, ma
“viva l’anarchia” mi si insinua nel cervello, come un anomalo tormentone. Comincio
a svolgere sul filo di associazioni antiche il ripescaggio di una trama, di
ricordi, di un pezzo di vita lontana dato per rimosso.
Perché, mi chiedo, sono così toccato da un’elocuzione
politica così distante dal mio abbastanza costante pensiero politico? Poi in un
lampo mi si materializza nella memoria
una figura: Renato, ciclista anarchico.
Lo conobbi quando avevo 12 o 13 anni e lui esercitava il suo
mestiere di riparatore di biciclette in un antro buio e profondo, non
definibile come bottega, dalle parti del Ghetto di Mantova.
Ai lati dell’antro penzolavano bici inerti in eterna attesa di proprietari distratti o
insolventi ed uno sgangherato bancone raccoglieva pinze e camere d’aria
rattoppate per un riciclaggio anticonsumista. Insomma era una specie di vestibolo verso
un’abside occupata da ripiani pieni di libri.
Erano libri vissuti che sapevano di morchia e nafta, religiosamente
rilegati con quel nastro adesivo telato atto a ricoprire i manubri delle bici
sportive di quel tempo.
”La Biblioteca“ raccoglieva le opere omnia di Andrea Costa, Banfi,
Cafiero e, ovviamente, di Bakunìn.
L’abside era un
proto”book-crossing” cui i più grandi o gli interessati potevano liberamente
accedere, prelevare, eventualmente
depositare libri inerenti l’anarchia ed il socialismo.
I pensatori marxisti
erano banditi per problemi personali riguardanti Renato e Stalin.
Renato, smilzo, perennemente in tuta blu impataccata, ti
accoglieva sempre con un sorriso sgangherato per la caduta non accidentale di
alcuni incisivi. I fascisti nei tardi anni
venti e i comunisti in Spagna non avevano aiutato il suo sorriso. Una cicca
esiziale di sigaretta marca Alfa pendeva sempre al lato della sua bocca. Renato
era un pezzo di Storia e di tollerante Umanità.
Quando gli portavo la mia ammalorata Legnano rossa, manubrio
rettilineo sportivo, cambio Campagnolo tre rapporti, esordiva sempre affermando che i giovani non
sapevano curarle, le bici. Asseriva che bisognava dedicare loro attenzioni
raffinatamente virili. Poi entrava in fase diagnostica e arrotando le pupille
dietro le sue spesse lenti da miope, sparava prognosi e costo della terapia.
Molti anni dopo, ho indebitamente pensato, che Enzo Jannacci
scrivendo la canzone “la banda dell’Ortica” avesse in qualche modo visto il
Renato e immortalato come palo della stramba consorteria.
Di fronte al caso Legnano se non aveva altre urgenze
cominciava a lavorarci, ma pretendeva ascolto e così usciva uno tzunami di
parole, un gramelot di padano, spagnolo e francese. Diceva, e non a torto che i
giovani dovevano conoscere la storia dalla voce viva di chi ci era passato.
Renato, eternamente impataccato, si vestiva bene sempre il
primo maggio, quando con garofano rosso sulla giacca e cravattino nero di
anarchica, romagnola consuetudine si presentava con bandiera nera al corteo dei
lavoratori. Il fatto è che lui lo aveva fatto anche durante il ventennio. Ciò
gli aveva procurato alcuni pestaggi e traversate a nuoto del lago di Mantova
per sfuggire ai poco tolleranti squadristi locali .Il commissario di P.S., lo
blindava sistematicamente in guardina ad ogni transito per Mantova del Re, del
Duce o del Farinacci di turno. Era schedato come sovversivo. Per lui era una
medaglia al valore perché la classificazione di sovversivo aveva riguardato
Pertini, Gramsci, i fratelli Rosselli, alcuni
dei quali conosciuti in confino o in esilio.
Sulla guerra di Spagna glissava un poco per via del
trattamento poco fraterno agito su di lui e altri compagni anarchici da alcuni
esponenti delle Brigate Internazionali, durante l’assedio di Madrid. Era
riuscito a scappare in Francia dopo la vittoria del generale Franco. Durante la
guerra era entrato nei maquis della Resistenza francese. Alla
fine del conflitto era tornato alla base riprendendo il suo vecchio mestiere.
Ma ritorniamo al Renato ciclista. Le sue prestazioni
potevano esser saldate cash, in natura con pacchetti di Alfa oppure posticipate
in relazione a tempi migliori per le tasche del cliente. In genere pagavo. Altre
volte andavano sul credito riconoscente ereditato dalle suture attuate da mio
padre chirurgo, quando Renato arrivava in pronto soccorso con qualche lesione
non esattamente professionale. Mio padre cuciva bipartisan (compagni e fascisti) e aveva il
pregio della discrezione. Non indagava. Ma Renato non menava, in genere subiva.
Il passaggio al motorino e poi all’auto ed altri territori
di vita me lo fecero perdere di vista.
Un’altra estate, quella del '77.
Mi trovo a fare il medico condotto supplente in piccolo
borgo a cavallo dello sbocco del Mincio nel Po.
Fu un’estate in cui le zanzare pensarono di non gradire la
mia presenza in loco. Alla fine di quel mese di salassanti punture, un murales
del mio sangue misto a cadaveri di anofele-stukas tappezzava il muro accanto al
letto del mio alloggio. Mi spiegai, in allora, perché Virgilio celebrità locale,
oltre all’Eneide, Bucoliche e Georgiche, avesse scritto il poemetto
“Culex”ovvero la Zanzara.
Una mattina, la solerte Zelinda, infermiera-segretaria del
collega, porgendomi la lista delle “domiciliari” mi asterisca il nome P.Renato,
località Cà Brutta.
Alla mia domanda sull’asterisco la Zelinda mi chiosa ”caso
grave”.
Preoccupato prendo la strada che passa su di un argine di
virgiliana suggestione e ad un certo punto scendo verso una casa colonica un
poco fatiscente.
L’aia è classica. Galline che razzolano, fabbricati poveri
con intonaco scrostato, che sanno dell’antica fatica dei mezzadri. Piante di
rosmarino odorose e di albicocco in frutto, ingentiliscono lo scenario.
Parcheggio la mia auto Bianchi A112 rossa, regalo di laurea
e strumento di lavoro.
Da una piccola porta esce una signora dimessa che mi si
avvicina con aria interrogativa “cerco il signor Renato P.”. Dubitativamente la
donna mi chiede : ” ma è lei il dottore?.” Ho sempre dimostrato qualche anno in
meno, ma in allora la cosa mi penalizzava professionalmente, tanto che cercavo
di rendermi autorevole facendomi crescere la barba.
Al mio annuire mi
invita ad entrare.
Sembra parzialmente rassicurata dalla mia alta statura che
mi obbliga ad inclinarmi un poco per superare la soglia.
Un buio andito dà accesso ad un tinello dove troneggia una
fantastica cucina economica.
Sì, uno di quei manufatti geniali di un tempo atti a
cuocere, riscaldare acqua e ambienti, ora ritrovabili in negozi chic a prezzi
possibili solo per persone abbienti. Sul tavolo c’è un notevole numero di
scatole di medicinali e di ampolle da fleboclisi. Accanto emerge un lavabo di
quelli di ferro smaltato su un treppiedi con la brocca sotto ed un candido
asciugamano di fiandra con un sapone di Marsiglia nuovo. Delicatezza d’altri
tempi per i lavacri del dopo visita del dottore.
La signora dopo ragguagli rapidi sulle terapie in atto mi
accompagna nella camera da letto. In un grande letto di ferro sormontato dalla foto di una
coppia di statici genitori, giace Renato P.
Lo guardo e lui mi guarda. Scatta un rapido riconoscimento.
Il suo sorriso deficitario, le sue lenti a fondo di bicchiere, il viso magro e
scavato sono sufficienti per me.
“Renato, gli dico, mi riconosci?” un attimo dopo lui mi
replica “Sei Franco, Legnano rossa, cambio Campagnolo, borghese.” La signora
accanto ci guarda stupita. “Ti presento la mia compagna Libera” le stringo la
mano e sorridendo ironizzo ”Certo, Renato, che la tua compagna non poteva avere
che un nome così libertario. ”Con antica arguzia mi replica “Per la cronaca e
l’anagrafe di primo nome fa Comunarda, di secondo fa Sciopera. E’ nata durante
le settimane rosse del ’21 da padre bracciante. Per sopravvivere, dopo, ha
dovuto usare il terzo nome, cioè Libera.”
Renato non è,
clinicamente, messo bene. Le Alfa, il
Lambrusco e la vita gli hanno procurato molti guai. Debbo applicargli una
fleboclisi con un cocktail di farmaci predisposti.
Ho tempo, pertanto, dopo aver attaccato l’ago, di
chiacchierare. Ma è lui che vuole sapere ed è contento che faccia il medico
come mio padre e che voglia fare lo psichiatra.
Sono contento di poter restituire con la mia opera le sue
tante gratuite opere sulla mia bici.
La flebo è finita.
Stacco l’ago e mi appresto a congedarmi.
Con fiato corto Renato mi ringrazia e mi chiede: “L’hai mai
poi letto il Bakunìn?” Alla mia replica “ho avuto molto altro da leggere” lui ribatte: “sei
proprio un borghese, non malvagio ma borghese”; mi attira verso di lui, mi
abbraccia e lasciandomi col pugno chiuso esclama “ora e sempre viva
l’anarchia!”.
Non l’ho più visto.
Doc
34 commenti:
Un racconto veramente emozionante. Mi piacciono le descrizioni minuziose che ci dai dei personaggi e dei luoghi. Divertente quella del murales....
BOnjour je trouve cette photo très belle et très douce aussi
de superbes reflets bonne journée
Una bellissima immagine accompagna un grandioso racconto!
Un abbraccio e buona giornata da Beatris
Ma che bella storia , dall'inizio ricordando il bellissimo film " Sacco e Vanzetti" , visto anch'io per l'ennesima volta recentemente..
Alla descrizione del Renato, alle bici, al carattere, alla campgna con le galline razzolanti, al povero amico malato ma vigile..
Che bel quadro Doc, grazie infinite per questa emozione che ci hai donato!
Che bel racconto commovente, ricco di ricordi e di umanità.La splendida figura di Renato e il film, la canzone: I song to you Nicola e Bart..
Un bel post davvero.
Un racconto che esalta la realtà di un tempo, caro Doc.
questi racconti affascinano tutti, e vorreste che non finissero mai!!!
Tomaso
Un dipinto il tuo racconto, ricco di pennellate magicamente distribuite sulla tavolozza di carta. Ne esce l'immagine tenera e un poco struggente di un riparatore di biciclette burbero, ma gentile, innamorato della bicicletta e di Bakunin, fedele a se stesso. Un personaggio d'altri tempi e luoghi, commovente.
Il tuo sguardo così curioso e attento al dettaglio si inserisce nel ritmo serrato e puntiglioso della narrazione del viaggio del giovane medico e della visita al riconosciuto paziente, narrazione tanto viva da consentirti di vedere la scena come in un film.
Intenerisce quel definirti "borghese", espressione tipica di un tempo che sembra si sia perduto nelle nebbie del passato.
Un racconto carico di grande umanità e rispetto per l'altro.
ma che bellissima storia!!
anche l'immagine e' unica e molto bella.
felice giornata :)
Incontri preziosi con individui singolari per i loro contorni intensi, vigorosi e genuini, che arricchiscono il bagaglio della propria esperienza di vita e fanno un po' invidia in chi non li ha vissuti e non potrà mai farlo; perché gente così, al giorno d'oggi, si è estinta, insieme a tutti gli altri riferimenti ad un mondo a misura d'uomo che è arrivato fino a lambire la mia infanzia e adolescenza, e ora non esiste più...
elle est très belle votre photo
Bello da coinvolgere parola dopo parola
Un Grande saluto
A presto
Complimenti Doc, sinceri e veri: Una storia questa che hai scritto commovente ed emozionante ma stracolma di calore umano. Un personaggio mitico come Renato sarebbe oro per uno sceneggiatore che lo trasferisca così com'è in un film perchè molti ne vengano a conoscenza.. Grazie per queste parole piene di vera umanità.
Il film 'Sacco e Vanzetti' l'avrò visto almeno cinque volte.
Un salutone a te e ad Ambra,
aldo.
Che storia quella di Sacco e Vanzetti...
Ma anche quella emozionante e coinvolgente dell'"anarchico" Renato, così dettagliatamente descritta!
Complimenti al Doc!
JE viens te souhaiter une belle journée
Che bel racconto!
Saluti a presto.
UN racconto commovente che ci fa riflettere.Buona giornata
Non so se sia un racconto o uno spaccato di vita, ma mi è piaciuto molto e mi ha fatto riflettere. A pensarci bene è da un pezzo che non rivedo Sacco e Vanzetti.
Un abbraccio
bello e intenso racconto...felice di averti letto!!..grandiosa la foto!!
un racconto fluido,molto commovente
èun lontano spaccato di vita.doc
a leggerti non ci si annoia.
A presto
lu
deve essere stata dura anche per i nostri immigrati all'estero... speriamo non si debba ricominciare con questa disoccupazione giovanile e senile in aumento.
Ottima foto per un'ottimo racconto... uno spaccato di realtà che si ripete.
Un'abbraccio cara Ambra,il mio blog CUORE MAGICO non esiste più,ora che son tornata vieni a trovarmi su Vento di Passioni.Buon fine settimana!
Gabry
Grazie per quest intenso racconto. Un caro saluto a tutti voi e buon fine settimana.
Grazie per quest intenso racconto. Un caro saluto a tutti voi e buon fine settimana.
Una storia bellissima, importante... poi io, che sono un grande appassionato di bici, rimpiango sempre quelle botteghe, come tu descrivi, polverose e buie in cui venivano riparate le bici però, sai, io pezzette e bacinella per riparar le ruote le uso sempre. Un salutone, Fabio
Una storia bellissima, importante... poi io, che sono un grande appassionato di bici, rimpiango sempre quelle botteghe, come tu descrivi, polverose e buie in cui venivano riparate le bici però, sai, io pezzette e bacinella per riparar le ruote le uso sempre. Un salutone, Fabio
Buona domenica!!!
Ciao.
Deseo, un dia del domingo, muy bueno.
Abrazos del Brazil.
Un racconto intenso e commuovente
un gran bel racconto di vita
Un affresco poetico, scritto magistralmente come tutti i tuoi racconti.
Comunarda, Sciopera, Libera...che mito.
Suggestiva e bellissima questa foto, Il post è scritto con tale ricchezza di immagini e colori che si snoda davanti agli occhi come un bellissimo film.
Caro doc, finalmente sono riuscita a leggere il tuo racconto e, come sempre, mi è piaciuto molto e, come sempre, ha avuto un effetto particolare su di me.
Per essere più chiara, non so se è perché sono ipovedente o per come scrivi tu, io partecipo al tuo racconto in prima persona come se vedessi quanto tu racconti perché con poche parole riesci ad illustrare le situazioni, i luoghi e i sentimenti. Bravo!
SG
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