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Benvenuti nel blog collettivo creato da Ambra

giovedì 2 dicembre 2010

Sala d’aspetto

Scritto da Fabrizio
Tutti noi abbiamo frequentato delle sale d’aspetto, io da qualche tempo frequento le sale d’attesa -  mi piace molto di più di sala d’aspetto - 
dei reparti  oncologici, perché accompagno amici e parenti.
Sale di attesa perché qui ognuno ‘attende’ qualcosa, attende di fare la chemio (che brutta parola, sa di chimico, di veleno ma è necessaria perché può fare guarire), attende di alleviare il dolore, attende di guarire. Mi guardo intorno e nonostante sia un luogo di sofferenza vedo tanti visi tranquilli (non mi viene una espressione migliore) pieni di una grande dignità e di grande speranza  e di una espressione con un sorriso molto particolare a volte estremamente enigmatico e pensieroso.
L’altro giorno mentre osservavo, come mio solito, i volti delle persone  e, ammetto,  ascoltavo alcuni discorsi non per bieca curiosità ma per capire, notavo il modo di approccio molto clericale e piagnucoloso di certi  volontari laici che dovrebbero con le loro parole alleviare la sofferenza e invece, secondo me con il loro modo di porsi, facevano rivivere il percorso di sofferenza del  malato. Mi viene in mente, per esprimere meglio il mio pensiero,  quel meraviglioso personaggio di  Patch Adams, il medico statunitense ideatore della clownterapia, che con la sua organizzazione  gira negli  ospedali e nelle zone di guerra per alleviare, con la sua allegria ma non solo, la sofferenza dei bambini. Penso che ognuno di noi che ha a che fare con la sofferenza dovrebbe o potrebbe pensare che attraverso la vera consapevolezza della sofferenza si può capire la vera essenza della vita.
Fabrizio
image cc by sarvodaya.org

19 commenti:

Tomaso ha detto...

Noi tutti ringraziamo la vostra iniziativa, credo che lo scopo della vita sia veramente quello di aiutare tutti quelli che ne hanno bisogno.
Poi se si sceglie questa sala d'aspetto credo che non ci sia niente di più belle che far sorridere uno che il sorrise gli é sempre stato negato.
Un abbraccio forte e infinito cara Ambra,
Tomaso

Sandra M. ha detto...

Ho avuto modo di frequentare , ultimamente e con una certa regolarità, sale di ATTESA (condivido la tua distinzione di senso) del tipo che descrivi tu. Ho avuto simili sensazioni. Osservare ed ascoltare cercando di non giuducare, aiuta tantissimo a capire , a graduare, a dare il giusto valore alla vita ed alle priorità "sane" .

Ambra ha detto...

Anch'io ultimamente mi sono trovata ad osservare i malati negli ospedali e devo dire che ho trovato una grande dignità sui loro visi insieme ad una consapevolezza di sé e di un mondo dolente che affianca e si interseca con quello dei sani. Condivido il pensiero di Fabrizio rispetto ai volontari che trovi negli ospedali e che spesso sono più di danno che di aiuto col loro atteggiamento "vecchio" (usava tanti anni fa)e compassionevole ma nel senso più deleterio della parola.

Seguace di Gesù ha detto...

Certo che è da riflettere la sua frase, "attraverso la vera consapevolezza della sofferenza si può capire la vera essenza della vita", io resto pensando ad essa. Un carissimo saluto!

Gabe ha detto...

un post molto riflessivo,ciao Ambra

Unknown ha detto...

Amare Amare Amare.

Antonella Riviello ha detto...

Condivido anch'io il pensiero di Fabrizio e di Ambra. Un sorriso vale tanto ed un briciolo di umanità con un goccio di sensibilità può contare tanto nel cuore di chi soffre. Basta poco per donare un sorriso...basta un briciolo d'amore e passione per la propria attività! Un abbraccio a te cara Ambra!

Unknown ha detto...

La lunga attesa mi angoscia sempre, anche all'ufficio postale. Non so se saprei sopravvivere all'idea che io possa anche morire. Credo che (purtroppo per me) la morte mi troverà impreparato il giorno che dovrò partire da questa vita. Avrò sempre quell'incoscienza per non prenderne del tutto coscienza e se accadrà spero di non avere il coraggio di Monicelli.
Con tutto il rispetto che ho per il maestro non riesco ad esimermi dal riproporre la perplessità di mio padre "Quello è matto, e se non fosse morto sul colpo sai che male da morire avrebbe patito?". "Ma 5 piani dovrebbero dare una certa sicurezza di centrare l'obbiettivo" contestavo io, e lui " ma non sai che sotto può passare qualcuno proprio in quel momento li e tu ti fai male ma quello muore? Ti ricordi Ciupin ...." Ciupin era come un pallone da pallacanestro, non era mai stato un essenza, lui era una damigiana da 54 litri di Gutturnio, ne un litro meno ne un litro in più. Quando il suo sangue scendeva di gradazione, si fermava alla prima osteria a rabboccare. Reggeva meglio il vino lui di una intera vigna dell'oltrePo Pavese. La sua consapevolezza della vita era che alcool eri e alcool diventerai. Quando una macchina gli andava addosso lui riprendeva il Motom e chiedeva sempre scusa con un sorriso. E' morto anni fa di cirrosi quel vin santo d'uomo, mai una frattura. Però una volta rimbalzando sul parabrezza di un millecento Fiat quasi ammazzava uno in bicicletta sul lato opposto della strada.

Adriano Maini ha detto...

C'é, invero, da meditare, anche se so di persone volonterose molto valide.

nanussa ha detto...

che Dio aiuti davvero tutte queste persone che soffrono!!
ciao Ambra, un abbraccio :)

ale ha detto...

Grazie a te, Ambra, e alle persone come te!

Cristina ha detto...

E' vero che a volte si rischia come volontari di far danno più che dare beneficio...ognuno porta sè stesso nell'esperienza del volontariato e cerca di fare il meglio che può. Fabrizio tu hai ragione ma purtroppo, mi spiace far scivolare questa discussione in una bieca considerazione da bar, a volte i volontari nn sono preparati fin in fondo dalle proprie associazioni ...si investe poco sul sociale, si negano fondi e si taagliano quei pochi che ci sono e le strutture stesse si arrabattano come meglio possono in questo mondo di squali e quindi anche nella formazione dei volontari stessi. Il volontario è una risorsa fondamentale che spesso soprattutto nelle grandi città toglie davvero "tante castagne dal fuoco" al comune etc, molti ne usufruiscono ma pochi "sponsorizzano"....

Gianna ha detto...

Caro Fabrizio, purtroppo la sensibilità e la delicatezza non sono alla portata di tutti.
Condivido pienamente il tuo post, buona serata.

Cavaliere oscuro del web ha detto...

C'è molto da riflettere in questo post.Buon fine settimana,saluti a presto

Ambra ha detto...

@ TUTTI
A tutti voi che avete lasciato un commento va il mio grazie e la mia riconoscenza per l'attenzione che avete mostrato a questo nostro blog. Mi scuso del ritardo nel rispondervi, ma, da un lato sono stata assente qualche giorno da Milano e dall'altro avevo pensato che avrebbe risposto direttamente Fabrizio, che invece latita. Grazie anche a suo nome.

Elio ha detto...

Caro Fabrizio, concordo con te ma, per quanto riguarda i volontari in ospedale, ti prego, non facciamo di ogni erba un fascio. I comportamenti da te citati li ho subiti anch’io nei miei, ahimè frequenti, ricoveri in ospedale. Mi spiace parlare di me: e perché tu sappia che parlo con cognizione di causa. Ho fatto, durante il mio lungo volontariato domiciliare (20 anni ed ho ancora un malato terminale), contemporaneamente il volontario a Niguarda (Padiglione Falck) dove vengono somministrate le terapie day hospital ai malati di cancro. I volontari prima di diventare tali frequentano un corso di 3 mesi – 3 h due volte la settimana. Ebbene eravamo accettati con grande sollievo dagli infermieri ed i pazienti gradivano molto la nostra compagnia. Io, personalmente, lasciavo in pace quelli che erano rinchiusi in sé stessi, e “inzigavo” gli altri a comunicare tra loro. Quando la conversazione cominciava ad animarsi, mi avvicinavo ai restii e a poco, a poco li facevo partecipare alla conversazione del gruppo. Ti assicuro che, quando qualcuno doveva lasciare il gruppo, perché chiamato dal medico o per andare a casa, lasciava a malincuore l’ospedale! Parecchi di questi mi hanno poi invitato a casa ed intrattenuto con loro un rapporto di sincera amicizia!

Giovanni N. ha detto...

Sala d'aspetto è un racconto che mi colpisce nel profondo e che condivido. Anche io ho dovuto frequentare con mia moglie "una sala d'attesa" per un figlio. Ho conosciuto tante persone ho incontrato tanti occhi di genitori, fratelli. Si entra in un mondo di sentimenti, di speranza di fede come se si scoprisse il vero mondo e quello fuori così lontano così inconsapevole.
Forse dalla natura del rapporto genitori figlio è scaturita la saggezza del comportamento di cui con tanta efficacia parla Fabrizio.
Giovanni.

fabrizio ha detto...

Scusate la mia "latitanza" ma era dovuta a un ritiro spirituale che è durato diversi giorni.Nel mio post ho espresso con grande sincerità quello che ho provato guardandomi in giro in certe "sale d'attesa"."Attraverso la vera consapevolezza della sofferenza si può capire la vera essenza della vita"

ELE ha detto...

Niente di più vero delle parole lette in questo post. Grazie per averlo condiviso con noi cara Ambra!
Buon inizio settimana,
Elenuccia