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giovedì 19 gennaio 2012

Prigionieri di uno schema

courtesy AlicePopkorn
Post di Cristina
Sarò folle, ma esser precario in talune situazioni non è poi nemmeno così male. Forse è la forza della sopravvivenza, il voler/dover mantenere una
carica positiva che ti permette di "leggere gli eventi" in tale maniera come sto facendo io ora. Quando sei precario, quando sei "sotto agenzia" non fai parte totalmente del gruppo, sei come un ibrido, sei colui che ha una missione a termine in un determinato contesto lavorativo e questo ti permette - almeno per quanto mi riguarda - di non farsi sopraffare da determinate dinamiche negative tipiche dell'ambiente d'ufficio. Tu sei un esterno e ti poni da esterno e guardi lo svolgersi di talune situazioni con occhi forse più obiettivi e distaccati, non ti soffermi sull'evento in sè ma bensì sulle espressioni non verbali, gli sguardi e la carica sentimentale negativa che vi si cela; è in un certo senso come assistere ad una visione al cineforum...
Ma ero pure io così come loro quando ero un lavoratore "con tutti i crismi"? Ero pure io in questo vortice negativo con gli occhi patinati da superficiale malessere? E ora che capita? Che faccio?..ne rido di loro scuotendo la testa con amarezza? Forse io ho fatto il mio "percorso interiore" in questi anni e magari l'esser precaria mi ha tuttavia aiutato a saper soppesare le situazioni.
Cristina

24 commenti:

Luigi ha detto...

molto bella e profonda questa prospettiva positiva della precarietà; può servire anche in ambiti extraprofessionali!!!
Grazie

Marica ha detto...

Molto interessante, complimenti per questo post!

Marica

Unknown ha detto...

La precarietà implica un atteggiamento distaccato verso i colleghi...
è altresì vero che se non si raggiunge un minimo di sintonia non si riesce a stabilire un contatto collaborativo, a discapito del fine stesso...
piuttosto, il lavoro precario ci permette di metterci in gioco continuamente, dando il meglio di noi...sempre e comunque...
sereno divenire..
dandelìon

Tiziano ha detto...

Non è facile accetare certe situazioni però acetandole ti aiuta ha avivere in parte un pò meglio,
speriamo che tutto torni normale dove tutti possono avere la tranquilità del proprio posto di lavoro
ciao buona giornata.

Lufantasygioie ha detto...

sinceramente non so...sono stata precaria per 10 anni,lavorando sempre con contratto a termine...adesso in un'ospedale,domani un un'latro.
Non mi sono mai considerata di "passaggio",ho sempre cercato di instaurare un "rapporto con colleghi ,medici e pazienti"
Difficile che mi sia sentita estranea o abbia visto il mondo con occhi diversi e animo distaccato....
lu

Roscio ha detto...

Concordo con Lufantasygioie. Non si reagisce a determinati stimoli in base alla quantità di tempo che trascorriamo in un luogo di lavoro, ma in base alla nostra indole. Se, come funziona per me, costruire rapporti umani ha la precedenza sugli altri fattori allora non si può restare indifferenti a nulla di ciò che, invece, potrebbe amareggiarci avendo in più la consapevolezza di invecchiare in quelle 4 mura, Beato chi ci riesce!

nanussa ha detto...

interessante post, un caro saluto, felice serata!! :)

Adriano Maini ha detto...

Ammiro soprattutto la grande forza d'animo con cui é stato scritto il post!

Anonimo ha detto...

passo per lasciarti un saluto


serena notte.

Carla, i colori...pensieri della mia mente. ha detto...

Belle riflessioni...alle quali mi è difficile dire la mia, poichè non ho mai avuto nella mia vita lavorativa un ruolo di precaria.
Posso solo dire che siccome non mi piace essere considerata Ibrida ed ho sempre partecipato a ciò che l'ambiente ufficio e non solo offriva in prima persona, forse il posto di precaria mi sarebbe andato strettissimo.
ciaooooo

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Un post che fa riflettere.

L'infinito di Crib ha detto...

Bisognerebbe cosiderarla come filosofia di vita.

Sandra M. ha detto...

Mmmmm...prospettiva interessante. Però ho dei ricordi un po' angoscianti di quando sono stata precaria (ovviamente una vita fa e non per tanto tempo!)...sono stata molto meglio dopo...di ruolo.

Ricardo Miñana ha detto...

Hola, interesante entrada.
que tengas un buen fin de semana.
un abrazo.

Erika ha detto...

Scusa Cristina se esulo un po' dal tema della precarietà che tu proponi ma io mi sono sentita precaria per 32 anni, pur avendo un incarico a t.i.. Sono stata insegnante di francese nelle scuole superiori e forse molti non sanno che noi, anche quando diventiamo di ruolo ed abbiamo una sede di lavoro , rischiamo sempre di perdere il posto se ci sono delle contrazioni. Io ho viaggiato per 15 anni cambiando ogni anno, non una sede ma diverse per poter completare l'orario, perchè per i docenti di lingua e Letteratura francese, qui al sud, non c'erano cattedre. Ma poi, anche quando ho avuto l' assegnazione definitiva della sede , ogni fine di un anno scolastico era terrificante perchè c'era il pericolo di perdere la cattedra e di dover ricominciare a viaggiare e lavorare lontano da casa , pur avendo una famiglia, dei figli ed una certa età.Erano queste condizioni di lavoro che ti obbligavano, spesso, a non poter lavorare in sintonia con i colleghi come dici tu. Ho un'amica che a 56 anni, pur essendo di ruolo da tantissimo tempo, quest'anno ha
perso la cattedra ed è caduta in depressione.
Un caro saluto a tutti.
Erika

Edoardoprimo ha detto...

Spesso la fantasia supera la realtà, e a volte ci entra direttamente...credo.
Cordialità.Edo

GraficWorld ha detto...

Grazie per questo popst che affronta un problema purtroppo vivo in questo paese..
Gio'

riri ha detto...

Un lato diciamo meno negativo, le persone che hanno un lavoro "fisso" spesso si comportano in modo poco cortese nei confronti dei precari, tu sei stata brava a descrivere questo tuo stato d'animo e ti ammiro, ne uscirai meno angosciata e delusa.Nel 2000 ebbi un contratto per 1 anno al catasto di Torino ed ho vissuto sulla mia pelle esperienze a dir poco crudeli mi sono sempre difesa, ma il ricordo è amaro. Un abbraccio a te, un caro saluto a tutti.

Francesco Zaffuto ha detto...

Auguro la tua forza ai miei figli (precari) e a tutti i giovani che si trovano in questo stato; e auguro che non vi possano mancare i mezzi per sostenere questa forza, perché purtroppo i mezzi fanno spesso la parte del leone. Della misera società dei protetti c'è poco da salvare in termini morali se esistono i non protetti. Dobbiamo diventare tutti mentalmente un po' precari per comprendere e porre rimedi.
Con stima ti saluto.

Carmine ha detto...

mi piacciono le considerazione di questo post, non sei come gli altri non fai parte del gruppo, l'esclusione forse aiuta a vedere le cose in modo diverso :-)

Alberto ha detto...

C'è sempre un rovescio della medaglia, a ben vedere.

Anonimo ha detto...

La precarietà, come tutto, ha i suoi aspetti positivi. CHissà, magari, dando qualche valorizzazione ad alcuni aspetti la si potrebbe anche sfruttare per una crescita più ampia!

Lufantasygioie ha detto...

buon inizio di settimana
lu

Gabe ha detto...

non sono stata mai precaria,ma ho cambiato molte sedi di lavoro,ricominciando ogni volta a instaurare nuovi contatti ,credo però che essere precari abbia qualche vantaggio,solo qualche.buona serata