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Benvenuti nel blog collettivo creato da Ambra

martedì 31 agosto 2010

Padiglione cinque - Prima puntata

Accompagnare un figlio medico nella sua lotta vittoriosa contro la leucemia
Accadde in aprile
Questa è la storia di una battaglia con la leucemia combattuta e vinta ed un implicito
omaggio ai medici ed alla ricerca che prosegue incessante.
"Leucemia mieloide acuta". Tre parole tremende. Le pronuncia Giorgio.
E' primavera e Jacopo ha appena cinque giorni di vita. Nella tiepida serata domenicale, fino ad un dato istante, la vita scorreva normale su determinati binari: nel minuto successivo il treno-vita deraglia e sembra che dal disastro non debba uscirne indenne neppure un vagone. Da qualche giorno eravamo in allarme. Per la verità lo eravamo da anni per il ritmo delle giornate di nostro figlio cardiochirurgo impegnato. Il suo lavoro è gratificante. Qui sta l'insidia perché la gratificazione fa centuplicare le prestazioni. Domando: potevamo stare tranquilli? Proprio no. Infatti non lo eravamo da circa dieci anni. E' stato allora lo stress la causa del male? Scientificamente è da escludersi. Però lo stress può procurare un abbassamento delle difese immunitarie e le malattie ne profittano. Allora come si prende la leucemia? A saper dare una risposta precisa è come prenotarsi per il premio Nobel.
La domenica precedente le nostre "apprensioni" si erano fatte più acute. "Lui" (d'ora innanzi quando scriverò "Lui" intenderò Giorgio) era venuto a visitarci: non lo vedevamo da parecchio giorni (normale). Ci aveva spaventati con il pallore del suo volto. "Lui" ci aveva dato ad intendere di essere un poco più stanco del solito per via dell'emozione per la imminente nascita del figlio. Non ci aveva convinti e tuttavia eravamo lontani dall'immaginare che fosse ammalato e per giunta tanto gravemente. La notizia di quella sera quindi ci coglie ugualmente di sorpresa: attraversare una strada ed all'improvviso trovarsi impattati contro un'auto. Da una enciclopedia non aggiornata apprendiamo che trattasi di malattia con esito funesto. Come aiuto siamo andati a cercarci proprio quello giusto.
Apprenderemo in seguito che Giorgio si trascinava da giorni in attesa della nascita del nostro terzo nipotino. "Lui" aveva già conficcata nel cuore l'incertezza della sopravvivenza e procrastinava di curarsi, in corsa con il tempo, anzi con la la leucemia. Nella tremenda incertezza voleva a tutti i costi fare in tempo a vedere suo figlio. Inoltre la moglie desiderava partorire in casa rendendo così ancor più necessaria la sua presenza come padre e come medico. Questi sono stati i motivi umanissimi del ritardo nell'approfondimento clinico e nel ricovero in ospedale. Stefano un medico suo amico, mi dirà "non so se Giorgio è un incosciente o un eroe".
Ricostruendo, a posteriori, capiremo quel suo grido di rifiuto al telefono, quando sua madre aveva ipotizzato la nascita in coincidenza con il suo onomastico: troppo tempo. La leucemia era in atto. Ogni giorno perduto di cure poteva essere fatale. Bisognava che Jacopo facesse presto. Nascerà il 23 aprile proprio il giorno del suo onomastico.
Arriva in ospedale a Modena con i valori specie le piastrine, al minimo: l'emorragia può sopravvenire da un momento all'altro. Ignari andiamo a trovarlo. Lo troviamo tranquillo o meglio (questo lo sapremo dopo) è preoccupato di come metterci al corrente. Incredibile ma vero. Egli sa che siamo ancora scossi per la perdita di mio fratello avvenuta pochi mesi prima: primo impatto con il cancro. Ci annuncia che gli esami sono al termine e che sta per tornare a casa. Trilla il suo cellulare. Mario, l'altro nostro figlio chiama da Milano ove risiede: "Ci riuniamo tutti stasera in casa di Giorgio. Viene anche Vania". Sembrerebbe normale, dopo una nascita, organizzare una piccola festa di famiglia. Tendiamo a tranquillizzarci ma giunti a casa, all'improvviso la mente lavora all'impazzata ed assembla tante impressioni non avvertite al momento, ma registrate dal cervello. Pian piano, si avvertono i microsegnali delle catastrofi quando si annunciano. Mario arriva e viene a prenderci per andare da Giorgio come convenuto. Da lui apprendiamo la verità. Povero Mario che hai sopportato l'impatto con questa calamità famigliare, quando Giorgio, che si era fatta una autodiagnosi, ti aveva telefonato dall'auto "Mario ho un cancro. Non so ancora dove ma è certo. Aiutami!". In quel momento Giorgio era di qualche "micron" meno solo (qual è la misura della solitudine nella malattia ?) e tu solo nella famiglia a sapere già da qualche giorno.
Con Mario e Giorgio ci chiudiamo nello studio per mettere in atto un inizio di organizzazione. Giorgio sarebbe partito l'indomani alle cinque per Genova accompagnato da suo fratello e dall'altro Mario l'amico ematologo che nella mattina di quella domenica aveva definitivamente diagnosticato il male. Destinazione il S. Martino di Genova, ove altri medici amici di Giorgio, colà riuniti a congresso, assistiti dalla fortuna, avevano trovato un posto letto. Incredibile.
Ci casca il mondo sulla testa ma riusciamo a pensare ai pagamenti, agli appuntamenti, ai contratti da disdire perché le prestazioni non serviranno per lungo tempo (teledrin, auto e via dicendo). Il giorno dopo, mentre Giorgio fa il suo ingresso in ospedale a Genova, noi corriamo come pazzi per cercare di sistemare tutto il possibile. Meglio, così non si pensa. Proibito. Nel pomeriggio accompagno mia nuora all'anagrafe per denunciare la nascita di Jacopo. Suo padre è già sotto trasfusione. Lo raggiungeremo il giorno dopo. Partiamo alla ventura senza la minima idea di come e dove ci saremmo sistemati e con un voluminoso bagaglio di ignoranza: leucemia è una parola vaga. Con precisione cosa succede nel sangue? Trapianto di midollo osseo: in cosa consiste?
Questo fu l'inizio.
G. Noera (fratello di Elio)
 … continua alla seconda puntata

 (Tutti i diritti riservati)
immagine da soffiodimaggio.splinder.com

11 commenti:

Sandra M. ha detto...

Letto tutto d'un fiato e con gli occhi e il cuore incollati allo schermo: son "sollevata"solamente perchè ricordo l'incipit del testo ma, comunque, il senso di impotenza ed angoscia cresce via via che la pagina avanza.
Come "si esce" da un periodo così duro....provare ad immedesimarsi è davvero difficilissimo.L'empatia però è forte e penso la si avverta quando si vivono drammi così.

il monticiano ha detto...

Uguale sensazione a quella di Sandra che mi precede ma che non so dire con parole idonee.
Ambra permettimi un abbraccio forte
anche perché se io amcora sono vivo lo debbo ai cardiochirurghi.
Non mi riesce di aggiungere altro, scusami.

Anna Righeblu ha detto...

Faticosamente sono arrivata alla fine, con un senso di angoscia crescente.
E so già che, forse, non leggerò le puntate successive... non voglio immaginare quanto possa essere duro un percorso simile.
Un abbraccio

Gianna ha detto...

Tutto angosciante... via via che leggevo, ma il titolo del post mi tranquillizzava...Dopo un periodo terribile e faticoso Giorgio ce la fa e questo dà speranza e fiducia a tutti noi.

Lufantasygioie ha detto...

ciao Ambra è un piacere conoscerti.
Ti devo fare i miei complimenti per il tuo blog bellissimo e ben organizzato.Per istinto,ti dico che verrò a trovarti spesso,mi piacciono i blog così particolari ed umani...
Adesso vado a sfogliare qualche post.
A presto Lu

Lufantasygioie ha detto...

Il primo vostro post che leggo...
Sono sicura che tornerò a trovarvi,perchè voglio sapere come si evolve la storia .
Un abbraccio lu

Ambra ha detto...

E' vero che il tema è angosciante, però, e mi rivolgo in particolare ad Anna ma non solo, la malattia e questa in particolare è una realtà presente e pressante. E' il male oscuro della nostra società che in qualche modo tocca tutti noi. Chi non ha avuto un amico, un parente, un conoscente malato di cancro? Qualcuno ce la fa e qualcuno no. Ma la malattia è una dimensione di vita, perché chi muore non si ammala più.

Anna Righeblu ha detto...

Ambra, non fino in fondo, ma so cos'è questa malattia: una situazione tremenda, indefinibile, anche se vissuta dall'esterno... per un'alunna che, purtroppo, non è riuscita a vincerla quella lotta... e proprio per quei ricordi, riaffiorati riga dopo riga preferisco, a costo di apparire superficiale, non leggere ancora...
Un grande abbraccio

Fabio ha detto...

in una realtà che sembra di cartapesta e pronta per uno spettacolo televisivo....ecco un racconto di vera umanità!
Questa è la vita vera, e l'intensità con la quale hai scritto ed abbiamo letto questo post dimostra quanto poco, oggi, siamo abituati a vivere le cose al di sotto della lucida e perfetta superficie che ci rianda imagini tutte uguali e tutte inconsistenti.
Grazie

Gabriella ha detto...

Momenti terribili che fanno stare con il fiato sospeso, un'angoscia tremenda.
Questa volta la vita ha vinto sul male ed la speranza per tante persone che soffrono.

Gabriella

Antonella Riviello ha detto...

Sono realtà terrificanti e nessuno può riuscire a capire realmente cosa si prova ... Ho avuto una mia compagna di scuola alle elementari malata di leucemia e... purtroppo ... è volata in cielo all'età di 20 anni! La speranza, la forza ed il coraggio spingono ad andare avanti e a vedere che una piccola luce arriva anche dal punto più buio! Un caro abbraccio!