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domenica 11 ottobre 2009

A proposito di Messina

Il 17 aprile 2009 scrissi sul Blog Seneca:

..........Nel seguire le indagini che si stanno svolgendo ho ricordato che l'Italia ha parecchie zone sismiche e quindi soggette ai
fenomeni che di tanto in tanto devastano intere regioni e mi sono chiesto: quanti saranno gli edifici di quelle zone costruite da tanti anni e quindi senza alcuna precauzione antisismica? Certamente migliaia e migliaia!
E quante saranno quelle che avrebbero dovuto essere costruite a norma ed invece, come le tante dell'Abruzzo, sono in difetto e quindi crollerebbero in caso di terremoto?
E come faremo ad accorgercene? Dovremo aspettare il collaudo da parte di altri terremoti con la tragedia di centinaia di morti ?
Ed allora, mi son chiesto, perché il Governo non lancia la grande operazione verifica in tutte queste zone? Case vecchie e nuove, tutte. E con piani architettonici particolari, rilanciare la ricostruzione dei nostri paesi e delle nostre città? Non per costruire “casermoni“ ma quartieri e paesi moderni, gradevoli e dotati delle moderne tecnologie.
Il risultato che se ne potrebbe ottenere: occupazione per milioni di lavoratori che non sarebbero costretti ad andare lontano per cercare lavoro, ammodernamento delle strutture, abbellimento del Paese, ricostruzione con sfruttamento delle energie pulite, il tutto sotto la guida di giovani architetti che potremo mandare in giro per il mondo per capire, conoscere e copiare ciò che c'è di buono.
E i fondi?
Ma se cominciassimo a mettere da parte il ponte di Messina e dessimo la precedenza a questo progetto? Mi direte: "Ma il ponte di Messina verrebbe in gran parte finanziato da terzi". Ed allora? Non siamo capaci di creare un marchingegno per realizzare questo colossale progetto "Italia bella"? "
Elio Noera

9 commenti:

Fabio ha detto...

Buongiorno Elio,
sono d'accordo, in proposito ieri sera ho visto Report, il programma di Milena Gabanelli. Si parlava di edilizia e si faceva il confronto tra la legislazione tedesca e quella italiana in materia.
Mi è rimasto impresso il concetto che in Germania i permessi da ottenere sono pochissimi e molto chiari perchè basati su di una legislazione ridotta all'osso ed essenziale, tutti possono comprendere la legislazione e conformarsi ad essa,li' l'abusivismo non ha senso perchè lo stato non si pone come ostacolo alla libera iniziativa e pretende che venagano rispettate, in cambio, le sue regole.
Qui da noi nemmeno gli addetti ai lavori sanno districarsi nelle legislazione dei vari enti ed i costi sono spaventosi. In Italia il cittadino è suddito e la legislazione è studiata appositamente affinche tutti debbano chiedere il famoso favore per poter fare qualsiasi cosa, a patto che sia possibile fare le cose stando nella legalità quando le norme sono contraddittorie ed interpretabili ad arbitrio.
C'è un problema culturale gravissimo in questo paese che, nonostante da dove lo si guardi, non è affatto un paese paragonabile a nessuna delle democrazie occidentali.

Fabrizio ha detto...

Caro Fabio,sono completamente d'accordo con te che questo paese ha un grandissimo problema culturale ma anche clientelare nella maniera più bieca del termine.Viviamo in un paese democratico?Per me NO!!

Ambra ha detto...

Ovviamente concordo anch'io con entrambi. Conosco bene la Germania. Una decina di anni fa: arrivo a Lipsia. C'è una grandissima piazza nel centro città, da un lato la Gewandhaus, grandiosa e bellissima sala da concerti, dall'altro l'Opera. La piazza è a soqquadro. Mi informo, stanno costruendo un enorme parcheggio sotterraneo. Torno dopo 2 mesi,piazza sempre a soqquadro e lavori fermi. Mi informo, sono stati trovati dei reperti di epoca romana. Penso "Oh no, anche qui.Durerà all'infinito, che scocciatura". Torno dopo 6 mesi: reperti spostati e presi in carico dagli enti competenti, piazza molto meno disagevole, lavori notevolmente avanzati, oserei dire parcheggio quasi ultimato.
Non è un caso che proprio nel nostro paese sia nata e si sia sviluppata la mafia, c'erano l'humus e le complicità necessari. Aggiungerei che il problema culturale di cui parla Fabio non è di oggi e nemmeno di ieri. Affonda le sue radici nella nostra storia.

Fabrizio ha detto...

Certo,Ambra,che il problema culturale affonda nella storia ma in questi ultimi anni ha avuto ,purtroppo,una accellerazione disastrosa!!!

Ida ha detto...

Sono d'accordo con te Elio e con tutti i commenti al tuo testo.
E' tutto assolutamente vero ma a me rimane, da sempre senza risposta, una domandina fastidiosa: "ma la società, che non riesco a considerare una cosa astratta, non siamo tutti noi"?
Ida

Elio ha detto...

Amici miei, che tristezza leggervi! Siamo tutti consapevoli del degrado morale cui siamo arrivati, della assoluta disconoscenza di un'etica, del sentirsi isolati e quasi derisi quando si fa riferimento a determinati vecchi (ma mica poi tanto) principii! E allora? Come si può fare? Purtroppo non c'è che una risposta e la storia ce lo insegna!

Fabio ha detto...

Ciao Ida,
certo, la società siamo tutti noi, nessuno escluso, questo deve essere ben chiaro a tutti anche quando parliamo in terza persona indicando l'altro e mai noi stessi.

Ambra ha detto...

Si Fabio, è lapalissiano. C'è però una differenza da considerare. Mentre il singolo individuo - cioè noi, io - può fare qualche piccola cosa, limitata alla sua sfera di influenza, per cercare di cambiare o migliorare il sistema (come ad esempio andare al voto o scrivere su uno strumento pubblicamente visibile quello che ha scritto Elio), come società non può che essere chi governa - meglio chi detiene il potere - ad intervenire, legiferare e ad agire in rappresentanza della società.

Fabio ha detto...

Ciao Ambra,
non si puo' pensare che chi governa sia distaccato dalla cittadinanza votante! La classe politica in qualsiasi paese è direttamente o indirettamente espressione della volontà popolare, delle sue priorità e della sua cultura.
Non puo' esistere un popolo che accetta di farsi governare da qualcosa che è distante da se' ma solo da qualcosa in cui vi si riconosce, ed è lampante se guardiamo questo nostro sventurato paese.
Al di la' del momento di democrazia diretta delle elezioni ci sono poi tanti momenti che il cittadino puo' utilizzare per fare pressioni sulla classe politica, anche rispondendo ai semplici sondaggi oppure mandando lettere ai quotidiani o semplicemente disertando i bollettini informativi del regime.
Non c'è davvero nessun motivo per il quale una cittadinanza non debba totalmente ritenersi responsabile delle azioni del suo governo ed ancor più del suo parlamento