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martedì 24 giugno 2014

Il maialino rosa

courtesy bizzarro bazar
Post di Doc
“Non mi spiego come, nonostante una carotide interna così tortuosa e piccola, tu sia una persona cognitivamente brillante.”  “Prego?” faccio, io.  ”Si, hai una carotide congenitamente piccola e tortuosa, poi ci hai peccato su! L'irrorazione del cervello è un bel mistero. Fumo, sedentarietà e buona propensione alla cucina ti hanno fabbricato una placca che va rimossa.”
Lo guardo con gelida, ma vera gratitudine e gli chiedo ”Ma tu pensi di morire sano?” Si gira e mi rilancia uno sguardo da talebano salutista. Poi ride e scuotendo la testa bofonchia che gli psichiatri sono proprio strani.
Lo guardo con un po' di odio. Mio coetaneo, biondo, abbronzato, naturalmente fitness, mi appare come la versione attualizzata del dottor  Mengele. Ma non si può odiare uno che, forse, ti aprirà il collo ed altro. E so, anche, che è un vero luminare.
Tento una modesta resistenza dilatoria al bisturi, raccontando che ho problemi di lavoro, di gestione di pazienti. Inutile.  “Ti lascio una settimana di tempo.” “Ma quanto costa l'intervento?” “Non lo so di preciso, circa 20000 euro”.
Rapidamente penso che anche con la copertura dell'assicurazione mi costerà 7000 euro.
“Ma non c'è problema, continua lui implacabile, ti opero come paziente del Servizio Sanitario.”
Non posso più opporre resistenze. La sua capacità e la fama internazionale dell'ospedale sono parametri  che non posso dolosamente ignorare. Penso anche che al Servizio Sanitario nazionale ho dato, e spero onorevolmente, trent'otto anni della mia vita professionale. Mi sembra una giusta nemesi restitutiva.
Entro in ospedale  in una calda, voluttuosamente calda, domenica di questo giugno.
Dopo le procedure di accettazione, mi ritrovo nella stanza di assegnazione. Sarò solo e un poco mi dispiace. Per altre esperienze avute, so che la coabitazione ospedaliera non è scevra di interessanti risvolti umani.
I miei cari compongono i riti di collocazione degli indumenti e degli oggetti. Dopo un ragionevole tempo di bagole sdrammatizzanti, consiglio loro di tornare a casa. Come l'etologia insegna gli animali vulnerati tendono ad isolarsi dal gruppo. Almeno alcuni ed io sono uno di quelli.
Un  giovane collega entra in stanza gratificandomi indebitamente del titolo di professore. Forse gli hanno detto così di me. Non sto a puntualizzare.
Gli snocciolo con sintetica rapidità la mia anamnesi. Sulle storie mie ed altrui sono ferratissimo.
Mi dimentico solo della varicella.
Qui non si perde tempo. Seppur di domenica vengo sottoposto in velocità a Tac ed altri esami.
Mi sento preso in carico. C'è qualcuno che pensa per me. Ed è giovane e competente.
Giovane e competente è anche l'anestesista che mi accoglie nel gelido salone delle preanestesie. Un sabba infernale di barelle e di strumenti, che vanno ad un ritmo forsennato verso le otto sale operatorie. Edoardo, in arte Edo, mi spiega tutto, anzi anche troppo. Come vorrei esser un impiegato di banca! Sarò operato in anestesia locale tronco-regionale. Per due ore non sentirò la metà alta del mio corpo, dal viso al braccio sinistro. Quello destro servirà loro, ai medici, per valutare se sarò neurologicamente indenne, perchè non riuscirò a parlare, o meglio metà delle mie corde vocali saranno fuori gioco. La  motilità della mano destra sarà come un ponte di comunicazione.
Due angeli Ucraine, dai trasparenti ed empatici occhi azzurri, mi coprono e mi scaldano di presenza, mentre pian piano la sensibilità si ottunde.
Impacchettato come un salame di cento e passa chili, con aghi e bracciali di rilevazione dei vari parametri vitali, vengo ricoperto di un plasticoso telo  color verde- milano.
Cominciano ad incidere.”Sei tu Roberto?”, faccio con voce metallica. “No sono il dr XY. Il professore arriva per la parte centrale dell'intervento.” La mia pressione ovviamente sale.
Il chiacchiericcio intra operatorio si ferma. C'è Lui. Ogni tanto mi toccano un nervo e sento la mia bocca o i muscoli del collo partire in spasmi. La mia voce si deforma ed evoca quella della bambina del film l'Esorcista. La mia mano, però, risponde come un tasto Morse alle domande dell'amorevole anestesista.
La bestia è stata tolta. L'angiografia dimostra che la mia piccola, tortuosa carotide interna sinistra è quasi come quella di un ventenne.
“Vai e non più peccare” sembra dirmi il professore, riferendosi alla mia pipa ed alla mia propensione alla cucina padana. Mi lascia, dimettendomi, in una macabra provetta la mia placca aterofibromatosa di due centrimetri, color maialino rosa.
Doc

Milano 21-6-14
scritto nel chiostro delle Stelline ascoltando la partita n' 2 in re minore per violino di Bach


22 commenti:

Nella Crosiglia ha detto...

Fantastico spaccato di un doc o prof poco importa , che ha saputo tratteggiare alla perfezione con ironia e particolari salienti il gelido e neutrale clima operatorio!
Applauso!

Luigi ha detto...

eterno dilemma questo: meglio vivere felici e rischiare di morire anzitempo senza badare troppo al colesterolo o campare cent'anni ingabbiati nel salutismo più disumano?
Forse, come sempre, c'è una via di mezzo...

Melinda Santilli ha detto...

Morire sano?
Ma chi è san? Nessuno e scommetto che quel dottore dallo sguardo gelido al sicuro nelle mura di casa sua ha i suoi vizi e stravizi come tutti quanti.
Io sono della mia idea: dobbiamo comunque morire, pertanto senza ledere gli altri siamo liberi di ammazzarci come vogliamo.
Un abbraccio

il monticiano ha detto...

Poiché dal 20 aprile dello scorso anno al 3 aprile di quest'anno ho subito cinque interventi chirurgici (espianto e reimpianto di defibrillatori-pacemaker) mi sono trovato nella stessa tua situazione in sale operatorie come frigoriferi. Ho circa 84 anni e fino ad oggi ancora respiro.
Un caro saluto a te Doc e ad Ambra,
aldo.

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Purtroppo si può fare anche una vita sana, ma siamo circondati dai veleni ovunque.
Saluti a presto.

Tomaso ha detto...

Siamo un po tutti un po revisionati, ma fino che va, diciamo viva la vita.
Tomaso

Ambra ha detto...

Conosco il desiderio di ritirarsi in un anfratto, dietro una roccia, nascosti agli altri per leccarsi le ferite di un dolore fisico o talvolta anche dell'anima.
Il tuo racconto, colmo di divertita ironia riesce a dar colore e vivacità ad un evento a tutti più che sgradito, mentre con quel tuo saluto finale dissacratore e un po' irriverente hai riscattato la freddezza e qualche volta alterigia che generazioni di pazienti infragiliti dal luogo e dal momento, hanno dovuto subire.
Non so esattamente cosa accadesse anni fa, ma per sentito dire da più fonti ho udito orde di infermiere, suore e medici "rimproverare" la partoriente che gridava di dolore con commenti che preferisco non ripetere qui ma che avevano a che fare con una stupida costruita concatenazione tra un passato abbraccio e le sue conseguenze.
Ma credo che ora il rapporto medico-paziente si sia sensibilmente ingentilito e umanizzato. Meno male.

Tiziano ha detto...

Intervento ben descritto, ormai ci son passato un paio di volte non per la carotide ma il procedimento e sempre lo steso, importante e di trovare un medico con qui poter liberamente dialogare
ciao Ambra buona serata.

Silvia Negretti ha detto...

Io ho il terrore di medici ed ospedali (per non parlare degli aghi), e diciamo che fa più quello di qualsiasi propaganda salutista: altro che fumo e colesterolo, credo che digiunerei avita pur di non vedere un medico! ^^
Baci!
S
http://s-fashion-avenue.blogspot.it

Carmine ha detto...

molto interessante essere dall'altra parte è un esperienza, va i e non peccare più mi ha divertito nel senso che si dice cosi ma poi si torna a peccare :-) è terribile quando sei in un ospedale che conosci tutti, bisogna andare in un posto dove nessuno sanno chi sei è la cosa migliore

Erika ha detto...

Ottimo resoconto di un soggiorno in un luogo in cui nessuno di noi vorrebbe mai entrare...Buona convalescenza!!!

carlafamily ha detto...

Simpatico dilemma!
Guarda mi sono appena fatta il tagliando per ovvi motivi dopo il mio rientro in Italia e già che c'ero l'ho fatto anche alla mia macchina. La mia vita mi sembra già abbastanza sana (forse) e poi quel che verrà verrà, mi preoccupo fino ad un certo punto anche se a tratti vengo assalita dalla fifa.
Un caro saluto!

Anonimo ha detto...

Sicuramente andare e non peccare più ... non è così facile. Ed anche avere la fortuna di essere operati da un luminare a costi da paziente del Servizio Sanitario non è da tutti i giorni...
Scrivere ascoltando la Ciaccona n. 2 in Re minore per violino di JBB non è davvero male.
Paolo

fioredizagara ha detto...

Un caro saluto a tutto lo staff.......a presto. Un abbraccio

Sciarada ha detto...

Beh! Per essere uno che cura, non hai poi fatto tanti capricci nell'essere curato, una rarità!
Buona domenica, ciao Ambra!!!

Pino Palumbo ha detto...

I tuoi racconti Doc, catturano sempre in modo coinvolgente, qualsiasi siano gli argomenti trattati...e il coinvolgimento per questo non sarebbe così "scontato" ... se non scritto con maestria.

Un saluto a tutto lo staff.
Buona giornata

Pia ha detto...

Ma che simpatico modo di descrivere ciò che mai nessuno vorrebbe subire.
Complimenti per il tuo sangue freddo!
Buona guarigione.

Cri ha detto...

Si parla sempre della bravura e competenza - o meno - di medici, chirurghi, e personale sanitario in genere, quando invece si dovrebbe ascrivere la buona riuscita di una terapia o di un intervento anche alla determinante cooperazione del paziente, tanto più fattiva quanto più è la sua volontà di restare vivo, con tutte le sfumature di significato che ha il termine, oltrepassando quell'ostacolo. Salus significa anche salvezza. E finché c'è la volontà di continuare a procacciarsela, e si collabora con psiche e soma al raggiungimento di quell'obiettivo, c'è un surplus di vitalità e forza di volontà che può persino oltrepassare le evidenze scientifiche. Lo dimostra il commento del dottore a inizio del post: "Non mi spiego come, nonostante una carotide interna così tortuosa e piccola, tu sia una persona cognitivamente brillante"...

nanussa ha detto...

ciao buona settimana :)

nanussa ha detto...

bellissimo post.

Per Ambra: il post dsel gelato alla nocciola e' programmato e uscira' prossimo..
evidentemente l'hai visto perche' avevo sbagliato a inserirlo...grazie cmq di avermelo segnalato.quando vuoi comunicarmi qualcosa in alto nel blog sulla destra c'e' una targhettina "se vuoi scrivermi" puoi mandarmi da li messaggi se vuoi chiedermi qualcosa. ciao cara felice settimana a presto :)

Alberto ha detto...

Hai poi continuato a peccare? Ma forse con moderazione è ammesso.

Silvia Negretti ha detto...

Ciao cara, buona settimana! :D
Baci!
S
http://s-fashion-avenue.blogspot.it