Antico borgo Ariola in Val d'Ossola |
Otto settembre 1943: dopo la firma dell’armistizio e la conseguente occupazione delle truppe nazifasciste io, che avevo 17 anni e avevo appena finito il liceo, presi la non facile decisione di fare il partigiano. Scelsi la via della montagna, andai in val d’Ossola, dove combattei con i gradi di
ufficiale nella brigata di Alfredo Di Dio, nome di battaglia Mauthausen, attribuitomi a motivo della mia magrezza. Fu un periodo durissimo, conducevamo una vita di stenti, avevamo a che fare con la gente dei paesi, spesso ostile nei nostri confronti: nelle malghe prendevamo con la forza quello che ci serviva e, per avere un poco di latte, mungevamo noi le capre. Il freddo era terribile, soprattutto la notte, per ripararci ci nascondevamo in buche scavate nella terra.
Ho visto morire e fatto morire, ho visto cose terribili che non potrò mai dimenticare, partigiani fucilati e appesi agli alberi, vedo ancora il mio attendente che, ad ogni tedesco ucciso, faceva una tacca sul fucile. Dopo un anno di vita da partigiano, dalla montagna scesi a Milano per sfilare con i miei compagni di lotta il 1 maggio del 1945 insieme alle truppe alleate comandate dal Generale Alexander. Anche a noi, come a tutti i partigiani, fu ordinato di deporre le armi a nostra disposizione nei pressi di Piazza Castello.
Nei giorni che seguirono la liberazione, mio fratello Carlo volle a tutti i costi ritrovare, per vendicarsi, la persona che aveva sporto denuncia contro mio padre che allora lavorava in Trentino, accusandolo di essere anglofilo e reazionario, e cercò quindi di raggiungere Trento, viaggiando con ogni mezzo. Nel timore che combinasse qualche guaio, andai alla stazione Centrale a Milano, presi un camion diretto a Verona, allora in mano agli americani. Ricordo la sera in Piazza Bra, eravamo tutti un po’ sbronzi, le ragazze amoreggiavano con i vincitori americani e la serata finì in una balera. Poi andammo a dormire in una palestra: io aspettai che gli americani si addormentassero per fuggire e cercare di raggiungere il Trentino su un camion guidato da tedeschi ormai disarmati. A Trento mio fratello identificò la persona che aveva denunciato mio padre e che era stato una spia dell’ Ovra (polizia segreta fascista) e lo fece rinchiudere in galera, precisando che sarebbe tornato il giorno successivo per fare la denuncia. Quando tornammo alla prigione la mattina dopo, ci accorgemmo che era già riuscito a scappare. Per tornare a Milano, trovammo un altro camion, strapieno di italiani, lavoratori e militari che tornavano dalla Germania: tra loro ricordo anche una donna incinta. Riuscimmo a raggiungere Milano, dopo un viaggio durato tre giorni.
A Milano mi rimisi in contatto con la brigata partigiana della quale avevo fatto parte e finalmente, verso la metà di maggio, potei rientrare in famiglia, con i miei genitori e i miei fratelli, ricco della divisa e degli scarponi che avevo indossato in montagna, oltre che della paga che avevo guadagnato: 5.000 lire, per i tempi una cifra ragguardevole. Mio padre, per consentirmi di recuperare le forze perdute per gli stenti patiti e, soprattutto, per consentirmi di ritrovare serenità ed equilibrio, mi portò in un albergo sulle rive del Lago Maggiore: ripresi a studiare, la guerra era davvero finita e la vita riprendeva il suo corso.
23 commenti:
Grazie per questa testimonianza, è stato molto emozionante leggerla e pensare che questa parte di Storia non è così lontana da noi.
Un abbraccio
sentire questi racconti dalla voce da chi li ha vissuti di persone ha tutto un altro sapore
Ciao Ambra. Credo che coltivare la memoria della lotta partigiana al nazifascismo, in un momento "strano" come quello da noi vissuto, sia ottima cosa. Questa storia, peraltro, è ricca di una sofferta umanità. Fa riflettere l'affermazione "ho visto morire e fatto morire".
Buona giornata e ciao.
Cara Ambra io che ho vissuto quei tristi periodi!!! Non potrò mai dimenticare.
Tomaso
una testimonianza davvero emozionante...
ciao ambra buon pomeriggio :)
un passato da non dimenticare!
Questo racconto fa venire i brividi e il desiderio di ringraziare, ancora una volta, chi è stato tanto generoso da sacrificarsi per noi.
Cristiana
Che racconto meraviglioso...sono commossa.
Grazie Anna per aver condiviso questa pagina di memoria con noi.
Una toccante testimonianza di un frammento di storia doloroso.
Ma anche la speranza di una rinascita.
Un caro saluto!
Testimonianze vive, sincere e accurate come questa non solo fanno rivivere quei giorni drammtici, ma contribuiscono ad inverare il significato profondo di riscatto nazionale e di coesione per la libertà e per la democrazia, insito nella Resistenza!
TUTTO QUESTO PER NON DIMENTICARE GLI ORRORI DI QUELLLA GUERRA,e fare di tutto perchè non ve ne siano mai piu'!!
ciao, emozionante leggere questo post.
Ciao Anna, Un'esperienza così atroce per chi l'ha vissuta e terribile anche per noi che l'ascoltiamo non deve essere mai dimenticata anche se gli uomini non vogliono ancora imparare dal loro passato!
Ciao Ambra e buona giornata a voi!
Onore e merito a chi ha combattuto per un ideale nobile..
Grazie! Una testimonianza che fa riflettere.Un caro saluto a tutti voi.
E ti vengono molesti e (certamente) retrivi pensieri tipo: "e noi che ci lamentiamo del presente... E i giovani che si lamentano del futuro... E' proprio vero che stiamo ancora troppo bene"
Proprio l'altro giorno leggevo un vecchio libro di mia madre in cui si parlava della lotta partigiana per liberare Fiume da Tito ed ho ritrovato anche il nome di uno zio che aveva combattuto come partigiano ma per fortuna non era stato arrestato.Si è pronti anche a perdere la vita pur di difendere la propria terra dal nemico.
Storia vera narrata nei minimi particolari. Brava Anna.
E' sempre interessante ascoltare le testimonianze di chi ha combattuto...da qualunque parte ci si trovi "guerra" significa sempre sofferenza, dolore, crudeltà. Ed anche il ritorno alla normalità, dopo ciò che si è vissuto, è difficile. In alcuni casi esperienze così ti segnano tutta la vita. Un saluto ad Anna e a tutto il gruppo Seneca.
Grazie per i commenti così articolati e partecipi, ma soprattutto ancora grazie a chi ha accettato di raccontare la sua difficile e importante storia.
Un passato da non dimenticare mai, testimonianze su cui riflettere.
Buona serata
Importante ricordarci sempre che il 25 aprile è tutti i giorni e noi siamo nati dalla Resistenza. Un caro saluto, Fabio
un frammento di vita che ci serve per non farlo accadere mai più
Questo racconto mi ha fatto ricordare le testimonianze dei miei nonni.
Che emozione leggere questa testimonianza, ho le lacrime agli occhi perché penso a quanti hanno sofferto per dare la libertà alle generazioni future.
Ero una bambina e so quando per mesi, essendo sotto la linea gotica, dove il fronte si é bloccato per molti mesi,abbiamo sofferto la fame, sotto le cannonate rifugiati nelle cantine come topi. Il mio babbo era stato preso dai tedeschi e portato a Buchenwald...si é salvato ma a che prezzo.
Quante cose avrei anch'io da raccontare...
Chi lo sa se siamo riusciti a fare capire ai giovani abituati al tutto e subito, quanto ci é costato quello che ora hanno...non lo so.
Buonanotte a tutti
Bruna
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