Post di Anonimo detto "Il giovin Tenente"
Alla 1 di notte mi ritrovai, scaricato da un camion, a Verona. Era il 29 Aprile del 1945!
Inseguivo mio fratello il quale, con la tessera e un fazzoletto da partigiano che gli avevo fornito, aveva immediatamente spiccato il volo per andare, secondo lui, a farsi giustizia. Infatti, nel settembre del ’44 un certo rag. X, facente parte del collegio dei Sindaci della società di cui mio Padre era D.G. aveva denunciato mio padre, e di conseguenza noi tre fratelli (23 – 22 – 18 a.) come in combutta contro i tedeschi che si erano dovuti ritirare in Italia Settentrionale favorendo la nascita della Repubblichina fascista. Tale accusa comportava l’arresto e la fucilazione. Mio padre, avvertito dal Gauleiter di Merano (un austriaco antinazista, brava persona) dispose subito per l’abbandono del luogo e di notte, anche per evitare i bombardamenti diurni di Pippo, ci stipammo in una auto a gasogeno che ci portò in Lombardia presso parenti di mia madre.
Ma torniamo a mio fratello! Lui era fatto così: agiva d’istinto ed andava sino in fondo. Poiché il teatro delle operazioni precedentemente descritto era il Trentino, era là che dovevo cercare di raggiungerlo prima che facesse sciocchezze, ma gravi sciocchezze.
Ma non avevo fatto i conti con gli americani che erano nel pieno della festa per la fine della guerra! E poveri figli! Chi poteva biasimarli! Da anni dall’altra parte del mondo per combattere per il mondo. Sì, sì giustissimo e bellissimo ma pensate a ragazzi, nel pieno del vigore per la loro età, che vengono mandati dal proprio Paese all’altra parte del mondo per far trionfare “la libertà”! In piazza Brà a Verona scorazzavano con le jeep giocando a tagliarsi la strada! Ma il peggio era che, avendomi riconosciuto come partigiano italiano e per giunta con un grado da tenente, volevano festeggiarmi e quindi mi caricarono su una delle loro jeep (ci siete mai stati sopra? No? Immaginate quattro ruote con sopra una specie di carrozzeria studiata apposta per farti stare il più scomodo possibile!) e cominciarono le acrobazie da far venire i brividi dalla paura. E a nulla serviva che io dicessi che dovevo andare a Trento. Risposta immancabile: Tomorrow! Per non andare troppo per le lunghe: mi portarono in una sala da ballo, colma di “segnorine”, mi dettero da bere, quasi forzatamente, whisky a go-go ed alle 5,30 mi “portarono” alle loro camerate e mi assegnarono una specie di lettino. Nello stanzone, doveva essere una palestra di ginnastica, ci saranno stati 200 – 300 lettini di militari più o meno sbronzi. Attesi una mezzoretta e filai via raggiungendo la parte nord della città. Non dovetti attendere molto.
[Faccio una nota perché non mi stupirei che pensaste che sto raccontando un sacco di fandonie: vi giuro che è la verità pura tutto ciò che vi sto raccontando e che, per la prima volta, metto nero su bianco.]
Il camion che stava arrivando era guidato da un americano con al suo fianco un altro americano e nel cassone posteriore su due panche c’erano soldati e graduati tedeschi, disarmati ed in divisa. Il camion al mio gesto si fermò e gli americani mi dissero che spiacenti non avevano posto per farmi montare in cabina ma potevo salire sul cassone. Con il cuore in gola, accettai mandando i dovuti complimenti a mio fratello. Ebbene ‘sti ragazzi tedeschi mi salutarono militarmente correttamente facendomi posto. Confesso che le mie mutandine erano diventate umide!
Come dio volle, arrivammo a Trento! Sorpresa: il traffico era regolato dai militari tedeschi in regolare divisa! Sì proprio così! Evidentemente le autorità si fidavano più dei militari tedeschi che dei ragazzi italiani della resistenza! Il colmo! La mia divisa, con i miei gradi ed il fazzoletto era conosciuti vagamente ma comunque era guardata con gran rispetto. E tenere presente che avevo da poco compiuto 19 anni!
Feci le mie ricerche e mi dissero che due giorni prima era passato un altro giovane con la stessa mia divisa. Capii che era andato al paese del misfatto e, con un altro camion (non di tedeschi) raggiunsi il paese in Val di Non. Incontrai un sacco di gente che mi fece festa come fossi un trionfatore: erano gli operai ed i minatori della miniera diretta da mio padre ed anche miei colleghi per quasi un anno.
Tornai a Trento e finalmente rintracciai mio fratello, felice di vedermi anche perché le cose si stavano mettendo male. Lui, due notti prima, aveva trovato il famigerato signore e, dopo avergli somministrato due schiaffoni, l’aveva portato alle carceri, riservandosi di precisare l’accusa il giorno dopo. Cose da pazzi! Durante la notte il signor X aveva chiamato amici che l’avevano liberato. Per me un sollievo in quanto si diceva che il 25 era scaduto il tempo in cui si poteva fare appello per eventuali crimini come “crimini di stato”.
Quindi albergo, doccia, pranzone, cena ed inizio del ritorno!
Si pone il problema del ritorno e si tratta di un vero problema. Treno neanche a parlarne e così per l’auto. Quindi ……camion!
Andiamo in una piazza della periferia di Trento dove sostavano tutti i camion in transito. Tra i tanti ce n’era uno che arrivava dalla Germania ed aveva un assortimento incredibile di ospiti. Tra gli altri una donna prossima al parto. Decidemmo per questo e il conduttore, non sapevo se padrone dell’automezzo, era ben felice di ospitarci: significava prendermi la responsabilità di condurli a Milano. Io dovevo tornare e in fretta. Scadeva il mio permesso e dovevo essere presente per la sfilata a Milano e la consegna delle armi al Generale Alexander!
Partimmo e affrontammo il viaggio con gran coraggio: allora non c’era l’autostrada, mancava la benzina e condurre quel camion significava anche sfamare gli ospiti in un periodo in cui avere il pane significava rasentare il lusso.
Prima sosta dopo tre ore per sgranchirci le gambe.
Con il camionista cominciammo a pensare dove fermarci per mangiare e dove per dormire. Finalmente attraversammo un paese che aveva due trattorie che davano sulla strada. Scesi con mio fratello ed entrammo nella prima con cipiglio molto serio. Esponemmo la situazione e li invitammo a preparare quello di cui potevano disporre: risultato entusiasmante! Tirarono fuori di tutto e con tanta grazia da commuovermi! Proseguimmo fino a sera con brevi intervalli e la fermata era obbligata: non c’era più carburante. Andammo all’unica pompa del paese ma era a secco. Una malalingua mi sussurrò che il combustibile l’avevano e l’avevano nascosto. Allora andai dai carabinieri che, alla mia entrata mi salutarono militarmente e chiesi del Comandante: un bello e pasciuto Maresciallo. Gli esposi le mie necessità e la “sussurrata” che non volle prendere in considerazione. Mi offrì solo degli stanzoni dell’ex ospedale per dormire. Decisi di passare alla perquisizione della casa e dell’officina del benzinaio. Tra violente proteste proseguii imperterrito ma senza risultati. Ma nel cortile dell’ex ospedale c’erano dei camion tedeschi. Aspettammo la notte e proteggemmo l’autista che “scolava” dai camion quello che c’era. Bel colpo! La donna partoriente cominciava a dar segni allarmanti: l’accompagnammo in ospedale e ci dissero che potevamo proseguire evitando scosse e strapazzi. Le lasciai il posto in cabina e ripartimmo arrivando finalmente a Milano nel piazzale a fianco della Stazione Centrale: c’era chi avrebbe proseguito in treno e chi era arrivato rientrando anche dopo anni.
Saluti commoventi, con abbracci e baci, sia dalla gente del camion che da mio fratello ed io raggiunsi i miei compagni felice, se non altro, di avere fatto rientrare quella gente del camion!
Il camionista venne ad abbracciarmi e lasciò sul piazzale il camion! Gli chiesi: “e il camion?” fece spallucce e sorridendo con la mano alzata se ne andò: proprio bravo!!!
Il giovin Tenente
19 commenti:
Grazie di questo racconto davvero toccante, che fa pensare a quei tempi difficili ed ammirare il coraggio di queste persona. Grazie Ambra dei tuoi gentilissimi saluti che ricambio sentitamente. Un grande abbraccio!
grazie per aver condiviso questa storia, quando mia mamma era viva ne raccontava tante, peccato però che la mia memoria non è granché.
Grazie della visita.
epici quegli anni. Vissuti e da rivivere ... obbligatoriamente ... forse irrimandabili ... forse
Un saluto cara Ambra
ciao Michele pianetatempolibero
Ciao! :) Incredibile, proprio un attimo prima di passare da te ho trovato il tuo messaggio da me! :) Siamo telepatiche :) Piacere mio di conoscerti. E' molto toccante il tuo post, grazie di averlo postato. Ringrazio di nuovo Maria per averci messo in contatto e ringrazio anche te di essere passata.
Buon pomeriggio sperando che da te ci sia il sole come qui :)
Grazie della tua testimonianza...da tramandare.
---solo da leggere in silenzio, grazie:-)
una bella storia per il 25 Aprile, la memoria vuole dire non dimnericare, vorrei leggerne altre di storie così, testimonianze non solo di storia ma anche di umanità, un qualcosa che abbiamo anche perso
Quante "microstorie" come questa hanno composto il grande puzzle di tutto ciò che ci precede!
Mi son vista attorno al tavolo di cucina, con il ripiano di marmo, con la testa tra le mani ad ascoltare i racconti degli anziani.
Sandra
Dovremmo custodire e condividere di più queste perle di memoria storica ed emotive che ci riportano a quella umanità sognata
Un racconto da riflettere.Saluti a presto
davvero un bel post e la storia raccontata ci deve solo far riflettere!
A presto lu
L'ho letto tutto di un fiato... commovente davvero!!
Un abbraccio sincero!
I vostri racconti sono sempre molto commoventi, profondi.
Grazie di condividerli con noi.
Un caro saluto, Ambra.
Un vivo racconto che, tra l'altro, prende le mosse da una zona poco conosciuta nei racconti sulla Resistenza, il Trentino, e che immortala altresì figure di giovani pieni di vita e generosi.
E' un racconto che rappresenta così vivamente gli eventi occorsi, che ti sembra di essere stato presente e di aver visto svolgersi le scene come in un film.
Sono nata con la guerra e quindi non ho che molto vaghi ricordi legati solo alla sua fine, agli anni 1944 o 1945. Le due guerre mondiali hanno visto ampliare il raggio delle battaglie oltre che contro bersagli militari anche contro i civili. Il ricordo che mi è rimasto è delle bombe su Milano, la Stazione centrale se ricordo bene era stato uno degli obiettivi con la morte di centinaia di civili.
Grazie a voi tutti di avermi letto. E' per me,oggi, un gran piacere ricordare. Fino ad oggi lo evitavo e comunque eviterò le srorie cruente che, ahimè, colmano i ricordi di quei giorni!
Elio
Interressante veramente questa testimonianza...allora non ero ancora nato, mi sono rimasti i ricordi di mio padre dell' ultima guerra mondiale...grazie
Questi sono i racconti-ricordo che mi fanno tornare in mente i brutti giorni della seconda guerra momdiale
Ho sempre ammirato i partigiani i veri artefici della riscossa della nostra Italia.
Peccato che lo stiano rovinando questo splendido Paese.
Vedi nucleare.
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