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Benvenuti nel blog collettivo creato da Ambra

domenica 6 dicembre 2009

La questione femminile

Il fatto di essere abituati alle cose perché sempre le abbiamo viste in un determinato modo non ci impedisce di domandarci se cio’ sia giusto e soprattutto se non ci sia una possibilità di cambiarle.
Mi riferisco ed intendo parlare dell’eterna questione
femminile.
Non sono nè un femminista nè tantomeno ho gli strumenti culturali per discutere di femminismo, della sua storia, delle sue conquiste, del cambiamento rivoluzionario rispetto a decenni fa.
Osservo la realtà odierna e mi pongo delle domande: come è possibile che venga considerato naturale, ovvio, ineluttabile, il mercimonio del corpo femminile nell’esagerazione cui siamo sottoposti ogni giorno?
L’entità del fenomeno è ampiamente fuori controllo ed ha assunto una dimensione tale da non essere più accettabile.
Sto parlando dell’immagine del corpo femminile, proposta ad ogni ora del giorno, nelle nostre case, sui cartelloni pubblicitari, sui giornali, in una raffigurazione che richiama e solletica nel nostro immaginario la figura della prostituta.
Messaggi di disponibilità, di ammiccamento, di seduzione, di possesso e del piacere che l’uomo puo’ e deve trarre dall’utilizzo o dalla visione del corpo femminile sono talmente fondanti della nostra cultura da non essere nemmeno più compresi nella loro gravità e nel danno e nella trasfigurazione che esercitano sulla dignità delle donne.
Non vorrei essere irriverente e soprattutto non vorrei che qualcuno pensasse che questo post possa essere volgare o offensivo o fuori luogo.
Sto semplicemente inducendo a riflettere su di un dato di fatto che non diventa volgare nel momento in cui se ne discute perché esiste indipendentemente dalla discussione in oggetto.
Non vorrei essere nemmeno moralista nè apparire come colui che abitualmente viene definito “bigotto”, ma se guardiamo anche solo per un attimo qualche programma televisivo, così a caso, non possiamo evitare di domandarci come sia possibile che le donne, le madri, le nonne, accettino per le loro figlie e per le loro nipoti un abominio culturale e di sottomissione etica di questo genere.
Generalmente a queste considerazioni mi si obietta che le donne sono molto emancipate, che hanno lottato, che tirano avanti le famiglie da sole, che hanno una grande forza e dignità.
Mi si obietta anche che anche il corpo dell’uomo viene oggi mercificato.
Non metto in dubbio queste considerazioni, sono dati di fatto.
E’ altresì vero che il dato di fatto della rappresentazione della femminilità e del femminile attraverso la pornografia culturale quotidiana è di tale portata da non ammettere di essere minimamente scalfito, nella sua gravità, dalle considerazioni in esame o da attenuanti generiche talvolta in cattiva fede.
Considerazioni fatte con il gusto di depotenziare la realtà con una cortina fumogena che nasconda il problema.
Pongo delle domande a voi donne: come è possibile che possiate anche semplicemente convivere con questa rappresentazione e con questa aggressione quotidiana al vostro corpo?
E soprattutto, qual è il confine tra il ritenersi superiori alle cose perché “tanto nel mondo c’è liberta e poi nella mia vita io sono dignitosa e conosco tante donne dignitose”, dicevo, qual è il confine tra questo distacco dal tema ed invece l’accettazione intima di una cultura che, probabilmente, non deriva tanto dal desiderio maschile, ma probabilmente dalla muta accettazione e dal disimpegno politico e culturale delle donne stesse?
Non penso che il problema qui sia il maschilismo. Il maschilismo ha il diritto di esistere, stiamo parlando di qualcosa che ha assunto proporzioni enormi perché non ha trovato argine alcuno.
Il problema non è la marea montante, è la mancanza di qualsiasi opposizione e reazione.
E nessuna di voi puo’ tirarsi fuori o ritenersi immune da questa corresponsabilità.
A voi la riflessione.
E le risposte.
Fabio Frigerio
image courtesy of lanuiop

10 commenti:

Sorelle d'Italia ha detto...

Ciao Fabio. Concordo e discordo completamente con il tuo discorso e capisco che quello che mi accingo a scrivere non potrà essere incisivo, sono troppo coinvolta emotivamente per essere lucida e distaccata. Rispondo punto per punto.
Il femminismo ha significato sicuramente un enorme passo avanti (e non solo per le donne), ma finché le donne si faranno mantenere dai mariti e pretenderanno alimenti da sanguisughe da loro, hanno fatto scarse conquiste, la dipendenza psicologica e secolare dall’uomo continua.
Quanto all’uso del corpo come mezzo di attrazione e persuasione occulta, se è per quello non solo la donna (in primo piano) e l’uomo, ma anche i bambini vengono mercificati, fenomeno in costante e significativo aumento. E’ un proliferare di pubblicità in cui vengono esibiti bambini addestrati ad esibirsi, grazie a genitori pervertiti e perversi, tra i quali il padre.
Ma la donna, la donna è la vittima sacrificale per eccellenza. Lei è stata usata ed abusata nei secoli, violentata, punita dal maschio per sottometterla, bruciata come strega, le mestruazioni l’hanno marchiata come immonda nella società contadina, tanto da non poter toccare i fiori durante il cosiddetto suo “periodo” per non farli immediatamente appassire, di tutto le hanno fatto, in questo e in altri secoli, nella religione cattolica e in altre. Alle giapponesi fasciavano i piedi, i piedi marcivano, in certi paesi africani alle bimbe viene ancora oggi praticata l’infibulazione, quella bimba divenuta donna non proverà mai più il piacere nella migliore delle ipotesi, insieme con infezioni costanti e continue che non saranno assolutamente rispettate dal marito.
Al di là delle mille e una spiegazioni del fenomeno (di portata mondiale) dell’abuso del corpo femminile consenzienti sì le donne, ma ad uso maschile - come si può pretendere da un uccello di volare, se gli sono state tarpate le ali ? Ci vorrà tanto tempo prima che gli ricrescano – se mai gli ricresceranno.
E poi, è’ così spregevole che alcune donne cresciute in una società (fatta anche di uomini) che inneggia alla bellezza, e alla perfezione del corpo come un bene di grande valore che porta ricchezza e felicità, è così spregevole che queste donne usino l’unica arma di cui dispongono, il loro corpo, per venderlo a una casa produttrice di pelati piuttosto che di calze? E in tutto questo gli uomini non hanno nessun ruolo secondo te? La pubblicità, non dimentichiamolo, è studiata apposta per persuadere l’utenza all’acquisto, se la donna vende il suo corpo alla pubblicità, l’uomo vende la sua testa all’acquisto, senza sapere che la pubblicità l’ha convinto che la merce sarà bella, come bella è la donna che gliela propone.
Ma vorrei aggiungere che credere che questo malcostume sia attribuibile esclusivamente alle donne ed al loro presunto disimpegno è una teoria molto comoda per gli uomini. Ma essi, come le donne, fanno parte di una società dove ingiustizie, indifferenze e maltrattamenti di ogni genere dovrebbero essere combattuti sia dalle donne che dagli uomini. E se le donne recitano una parte passiva, gli uomini invece ne recitano una attiva.
Leggo nel tuo post che il maschilismo ha diritto di esistere.
Riprendo da Wikipedia la parola e il suo significato:
< Con il termine maschilismo si indica un atteggiamento culturale e sociale basato sull'idea di una superiorità fisica e intellettuale dell'uomo sulla donna. Non si tratta solo di una concettualizzazione ma di un modus vivendi. Questo termine si è diffuso a partire dagli anni '60, pur se coniato antecedentemente>
Mi sembra non ci sia altro da aggiungere.

Ida ha detto...

Ribadisco: vivo l'anonimato come una barriera fra chi scrive e me, che leggo. Mi dispiace proprio!
Caro Fabio condivido quasi tutto di quanto scrive Sorelle d'Italia e, senza contraddirmi, di quanto scrivi tu. Penso siano giustificate entrambe le posizioni, a secondo da quale prospettiva le leggiamo. Io credo però che dietro queste donne passive e questi brutti maschilisti ci siano prima di tutto uomini e donne non liberi, non consapevoli, che affermano ancora che la società è brutta e cattiva, senza assumersi la responsabilità di farne parte.
Chi partecipa ai gruppi "Io parlo...io ascolto" ritroverà senz'altro in questa mia posizione quanto spesso discutiamo fra di noi.
Ida

Fabio ha detto...

Ciao Sorelle, ciao Ida,
vorrei solo porre l'accento sul fatto che, secondo me, il maschilismo puo' essere non dico giustificato, ma almeno compreso se resta cultura dominante dell'uomo, non quando lo è della donna.
E' per questo che, secondo me, il grosso problema è la passività culturale delle donne (che non sono una minoranza!) e non l'attivismo dell'uomo che porta avanti i suoi interessi di genere.
Arrivo a pensare che il maschilismo sia una cultura tramandata da madre a figlio più che da padre a figli (o mogli).
La figura maschile, così' come la intendiamo, è molto debole, ma si trova di fronte il nulla, per questo ha gioco facile per imporre valori e disvalori.
Certo, anche il corpo dei bambini viene mercificato....ma vogliamo ammettere allora che i milioni di donne dell'emisfero occidentale (e che in molto casi hanno posizioni di potere) abbiano la stessa forza contrattuale dei bambini?
No care amiche, il problema vero in questo discorso è la donna e la sua supina accettazione del proprio ineluttabile destino di "prostituta" (inteso meteforicamente, è ovvio).
E' accettazione, non imposizione, o almeno, non più.

Sorelle d'Italia ha detto...

@Ida
Ciao Ida. Normalmente io firmo sia i post che i commenti. Sorelle d’Italia sono io, Ambra. Ho usato questo pseudonimo non per creare barriere che non hanno ragione d’essere, ma per riallacciarmi con una “licenza letteraria” non solo al contenuto del post e del commento ma anche alla pubblicità recente (mi pare Calzedonia) che ha utilizzato l’inno di Mameli trasponendolo dal maschile al femminile. Fra l’altro credevo di essere riconoscibile dalle parole che uso, dal mio modo di discutere con Fabio, dalle mie argomentazioni .
Io capisco però chi vuol mantenere l’anonimato, soprattutto se si tratta di un post, di un racconto. Chi scrive non necessariamente ha come obiettivo e bisogno la condivisione del proprio pensiero con altri. Molto spesso la motivazione è quella di esprimere semplicemente se stesso ed ognuno lo fa secondo il proprio modo di essere e nel rispetto delle sue esigenze più profonde che sono magari quelle di non esibizione del sé.
@Fabio
Questa volta ti seguo sulla tua strada. Parli di passività delle donne. Due piccoli esempi. Negli ultimi 100 anni (un soffio rispetto alla storia della società umana) le donne proprio in conseguenza del movimento del femminismo, hanno abbandonato la condizione di casalinga o di subordinata nei confronti del marito per cercare un lavoro, svolgere una professione ma soprattutto per affrancarsi da una condizione d’ombra. Non è stato questo un movimento attivo? Qualche tempo fa guardavo un programma non ricordo su quale canale. Il titolo era “amore criminale” o qualcosa del genere: fatti di cronaca – romanzati ma veri fatti di cronaca – mogli o fidanzate “prigioniere” della follia o della gelosia o della prepotenza del marito o del fidanzato e che avevano denunciato le violenze subite alla polizia senza ottenere interventi risolutivi, finché l’ultimo atto era stato l’omicidio da parte dell’uomo. Queste denunce non hanno significato un movimento attivo?
Se no, esplicita concretamente quali azioni dovrebbero porre in atto le donne per passare d’improvviso da passive ad attive, facendo in modo che i costumi cambino nell'arco di un giorno.
E per concludere, sempre seguendo la tua strada, se anche le donne avessero l’animo da “prostituta” metaforicamente o no, qual è il problema? Morale?

Anonymous ha detto...

Ciao Ambra,
il punto centrale di questo discorso è l'indignazione, intesa si come "ribellione morale".
Ma non incartiamoci sulla definizione dei termini, in parole povere quello che non capirò mai è come sia possibile che i pubblicitari che investono i miliardi degli industriali pubblicizzandone i prodotti usando come traino il corpo della donna, svenduto e mortificato, possano avere un ritorno economico.
In una società come la nostra dove tutto è immagine ed investimento non si puo' non vedere che mortificare il corpo della donna è un traino vantaggioso anche e soprattutto nei confronti delle donne, donne acquirenti di prodotti, compratrici di riviste, fruitrici di programmi televisivi ecc.
Non è pensabile che i pubblicitari si ostinino ad usare l'immagine femminile per "fare colpo" solo sullo stanco mercato maschile, sarebbe fallimentare da un punto di vista economico, se lo continuano a fare è perchè hanno capito che è nella donna l'accettazione di questa immagine, l'acettazione morale e culturale secondo la quale è normale/accettabile/auspicabile che la donna, i suoi diritti, la sua credibilità, la sua esistenza stessa sia rappresentata dal suo corpo inteso come desiderabile e sessualmente ammiccante.
Come ho già detto è inultile dire che anche l'uomo è divenuto oggetto, perchè di fronte a questa evidenza reale ci stanno le proporzioni assolutamente non paragonabili del fenomeno, basta guardare qualsiasi paesaggio urbano o qualsiasi prodotto dell'industria culturale.
E poi, quanto è comune sentire donne che disprezzano donne? E' una cosa che sento quotidianemente e non c'è alcun paragone simile nel rapporto tra maschio e maschio. Ambra, le donne hanno un problema ed è un problema grosso come una casa che ha direttamente a che vedere con la stima di se stesse e con il fatto che pur essendo consapevoli di aver fatto grandi cose non siano in grado di rappresentarsi autonomamente dalla funzionalità nei confronti dell'uomo e della sua definizione della realtà.

Fabio ha detto...

mi sono dimenticato di firmare il post precedente!
Puoi aggiungere il nome grazie
Fabio

Sorelle d'Italia ha detto...

Si Fabio, forse le donne hanno un problema, nella stessa misura di quello che hanno gli uomini, più nascosto e meno plateale ma altrettanto grande, se riescono ormai a vedere in una donna solo un corpo “sessualmente ammiccante” – ma a loro uso e consumo però.
L’uomo insieme con la donna ha perso il senso e la cultura della femminilità della donna che si integra e armonizza con la sua mascolinità in un abbraccio eterno. Ha perso il ricordo dei miti femminili, ignorato la Madre Terra, misconosciuto i simboli e gli archetipi che rappresentano l’essenza più intima e più vera della donna.
Restano per fortuna comunque sempre le eccezioni – che non sono così rare.

luigi ha detto...

Il punto centrale è proprio l’indignazione suscitata da certe considerazioni di taglio maschilista,a mio parere piuttosto banali e rivolte ad un mondo femminile che sembra essere sconosciuto proprio a chi ne parla sentenziando con superficialità e arroganza.

Anonymous ha detto...

Volontariamente voglio restare anonimo/a, per non essere ingabbiato/a nell'innato pregiudizio "ah! la pensa così perchè è un maschio e quindi..." oppure "ah! la pensa così perchè è una femmina e quindi..."

Trovo che sia un reiterato atteggiamento maschilista di superiorità comunque ancora andare a giudicare quello che le donne dovrebbero essere...o fare...o dire!
Le donne sanno essere e gestirsi molto più dei maschi: le donne danno la vita e sempre loro da secoli affrontano prove la cui durezza è inimmaginabile.

Quello che la quasi totalità degli uomini ha compiuto nei 2 millenni passati è indifendibile, ingiustificabile e intollerabile.
E non ci stanno "se", "ma" o "però"

In ogni caso che ognuno si gestisca da sè, e prima di dare consigli di dirittura morale - e non - agli altri in generale o in particolare all'universo Femminile, cerchi di vivere con onestà, onore e amore la propria vita.
Questo non è un dito puntato su qualcuno; ma un conto è una speculazione mentale, un altro è toccare la realtà.

Fabio ha detto...

per Anonimo:
sai quale è il "tipico atteggiamento maschilista"? quello di dire che la realtà delle donne va bene così com'è e tanti complimenti alle donne ecc ecc...
Come ho già detto non mi sembra che l'immagine che la società ha delle donne sia particolarmente dignitosa, sostenere che questo non è vero e che va bene così vuol dire due cose: o avere uno scarso e scarno spirito di osservazione del circostante, oppure schierarsi dalla parte di chi è ben contento che le cose stiano così.
Ah, dimenticavo, c'è anche un terzo fattore: non aver compreso appieno quello che ho scritto nel post