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Benvenuti nel blog collettivo creato da Ambra

martedì 17 febbraio 2009

Cuore di ragazza

Rinnovando il cammino.
Ero tornata il giorno prima da un viaggio di lavoro a Vilnius in Lituania, una splendida città così ricca di tesori architettonici e monumentali, da essere chiamata la “Firenze del Nord”. Negli occhi e nell’anima avevo ancora l’armonia della
bellezza, ma intanto  mi dicevo: “Sono diventati terribilmente faticosi i viaggi di lavoro, dovrei smettere". Si, perché l’aspetto più accattivante di un viaggio di lavoro costituito dalla possibilità di vedere posti nuovi e di conoscere gente nuova stava passando in seconda linea perché la fatica del viaggio, la permanenza in un ambiente impersonale come un hotel e l’obbligo di far fronte ad appuntamenti e impegni concentrati in pochi giorni oscuravano il senso della avventura rappresentato dal viaggio.
Era tempo di rinunciare a qualcosa e di ridurre l’attività professionale, ma mi rimaneva il dubbio che lo spazio che questa occupava potesse risultare vuoto, sguarnito e non sostituibile da altro.
Fu in quel giorno che mi telefonò Edgardo.
Lui si occupava, nella mia associazione di categoria, di promuovere una forte sensibilizzazione tra gli associati ad interventi di supporto professionale ad organizzazioni onlus, mettendo a disposizione le competenze acquisite nel percorso lavorativo o ad un volontariato di tipo sociale, in funzione della predisposizione e degli interessi dell’associato.
Non ero del tutto convinta, non pensavo fosse qualcosa di adatto a me, ma non ce la facevo a dire di no a Edgardo che mi chiedeva la disponibilità ad aiutare negli studi un bimbo dislessico (allora non sapevo nemmeno bene in cosa consistesse il disturbo) e poi nelle retrovie della mia mente si formò il pensiero che avrei potuto ridurre i miei impegni e sondare il volontariato che per me era un concetto ignoto nella sua reale dimensione.
Uscii dalla mia gabbia mentale, dissi di si e mi avviai lungo un cammino che mi ha obbligato a ripensarmi, a rivedere gli altri da un’altra angolazione e a scoprire un modo diverso di relazionarmi con essi. Era il 2006. Il mio volontariato si dipana oggi su due tracciati paralleli.
Quello sociale con cui ho iniziato: cercare di dare una risposta ai bisogni e alle necessità di qualcuno che non è in grado di affrontarli da solo per le più svariate motivazioni, da quelle economiche a quelle della solitudine nella quale viene confinato da una famiglia o da una società piene di superficiale indifferenza.
Oggi il bimbo dislessico ha lasciato Milano, ma è stato bello vederlo fare dei grandi passi avanti e constatare che le sue capacità di apprendimento erano aumentate. Chissà forse erano stati i miei suggerimenti e gli stimoli che io gli avevo dato. E’ stato sostituito da una ragazzina della scuola media a rischio di abbandono scolastico, che seguo da due anni e che, mentre mi manda messaggi in parte per me ancora oscuri per esprimere il suo disagio, mi riporta ai miei problemi di adolescente e mi consente una visione più chiara di situazioni e atteggiamenti vissuti allora che hanno poi in qualche modo determinato le mie scelte future.
L’altro binario porta invece ad un volontariato di tipo professionale, quello che io svolgo in Seneca. Ed è stata una scoperta ed una sfida riuscire ad applicare la mia professionalità in un ambiente così simile e così dissimile da quello aziendale in cui si è formata.
I progetti da sviluppare e da gestire sono più d’uno, appartengo un po’ a tutti e tutti sono uno stimolo costante a raggiungere lo scopo che Seneca si prefigge: l’aiuto ed il sostegno ad anziani bisognosi.
Uno dei progetti, che coordino personalmente insieme ad un piccolo gruppo molto coeso, è orientato invece direttamente verso i volontari Seneca per rispondere a un bisogno espresso da più parti e in più occasioni di un rapporto più stretto tra i volontari stessi, che offra la possibilità di un confronto su problematiche comuni e, non ultimo, per consolidare in essi il senso di appartenenza alla associazione e l’orgoglio di appartenervi.
La sfida è quella di riuscire a creare occasioni di incontro e di trovare canali di comunicazione praticabili, anche utilizzando le tecnologie più avanzate offerte da internet, come il blog che stai leggendo.
Tutto questo dà un senso al mio volontariato insieme con la conoscenza all’interno di Seneca di persone nuove, mondi diversi, storie e percorsi che nulla hanno a che vedere col mio percorso di vita, ma ai quali mi accomuna il senso della solidarietà verso gli altri, pur se questo senso ha origini e motivazioni differenti. La reciprocità di rapporti con gli altri volontari del gruppo si manifesta con uno spirito così fresco e vitale da ricordarmi anche in questo caso gli ormai lontani tempi dell’adolescenza durante la frequenza della media inferiore quando lo spirito di appartenenza al gruppo (quello dei compagni di classe) ci spingeva, dopo la lezione sulla riforma dell’esercito romano e la creazione delle coorti, a schierarci a scacchiera sul marciapiede in una quindicina di ragazze, usando ombrelli aperti come scudi posti tutt’intorno a noi a difesa della nostra personalissima coorte. E cantavamo l’inno di Mameli “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”, mentre i passanti ci guardavano allibiti.
E questa immediatezza, questo candore li ho ritrovati a tratti in molti dei miei compagni di adesso.
Perché questo è il volontariato. Non riesci ad esserlo veramente senza la semplicità di cuore.
Ed è questa semplicità di cuore, che avevo perduta, che ritrovo ora nel volontariato.
Ambra
image by alice popkorn CC License

7 commenti:

Laura ha detto...

Sono d'accordo con te Ambra che ci vuole un cuore leggero di bambino per riuscire a lasciarsi dietro lotte di potere e affermazioni di sé a scapito degli altri. E la foto è bellissima.
Laura Minotti

LA CRI ha detto...

io dico sempre che il volontariato ti fa cambiare prospettiva di vit, ti aiuta il peso giusto alle persone ed alle situazioni. Ci vuole sicuramente il cuore leggero di un bambino per iniziare quest'attività che porta ad una grande e meravigliosa crescita interiore.
LA CRI

Roberta ha detto...

Cara Ambra,
ho letto la tua testimonianza. Mi è piaciuta davvero moltissimo. Come sempre, complimenti.
E ancora come sempre, splendide le foto che accompagni agli articoli.
Roberta

Alberto Dubini ha detto...

La semplicità del cuore…una dote innata che sgorga spontaneamente dal profondo per alcuni, i più fortunati, che non si sono mai “sconnessi” dalla parte più autentica e antica di loro stessi, una ricerca impegnativa per tutti coloro che,”contaminati” dal loro percorso di vita, ad un certo punto hanno deciso che vale la pena recuperarla, anche con “bagni di umiltà”.

fabio ha detto...

Ciao Ambra,
si, è piaciuto anche a me il percorso che racconti. Lo vedo come un cerchio che abbraccia le fasi della vita, le fasi più problematiche, quelle dell'adolescenza e quelle della vecchiaia.
E' in queste fasi che ci vorrebbe più sensibilità, più disponibilità, sono le fasi del viaggio più delicate, quelle nelle quali è richiesto maggiormente il nostro aiuto.
ciao

elio ha detto...

Si Ambra! Condivido i sentimenti di cui parli e che esprimi così bene! A me il volontariato, iniziato tanti anni fa, ha cambiato il carattere. Abituato in azienda, mi sentivo il padrone del mondo, al centro dell'Universo. Antipatico e presuntuoso, oggi odio l'Elio di ieri. Oggi mi sento alla periferia, ho capito che posso aver torto, che posso umilmente aiutare piuttosto di comandare credendo di risolvere tutto. E che impressione a constatare che non si può verificare il tuo operato e decisionismo con la lettura di un bilancio!!!!!!
Brava Ambra, continua così e non ti stancare. Ancora non sei arrivata a dare il massimo!
Bacio. Elio

mimma ha detto...

Nell'insolita immagine di Ambra, alunna delle medie, e delle sue compagne di classe che giocano alla coorte romana (strano per delle ragazzine di allora cimentarsi in un gioco marziale, così mascolino), mi sembra di intravedere già la Ambra attuale: combattiva, determinata, piena di risorse e di voglia di fare.
E bisogna davvero dire grazie a quell'ennesimo, faticoso viaggio di lavoro a Vilnius, che ha fatto in modo che Ambra si decidesse a travasare le sue energie nel mondo del volontariato, sempre con un invidiabile cuore di ragazza.