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Benvenuti nel blog collettivo creato da Ambra

giovedì 7 luglio 2011

Tre amici sul Brenta

Testo di Giovanni N.
Vittorio e Maria Rita erano cugini ma soprattutto amici, uniti anche dalla passione per le escursioni in montagna in estate quando la numerosa famiglia si trasferiva dalla città in un piccolo centro montano facendo risvegliare dal torpore invernale la villa patriarcale che si riempiva di echi di vita.

Il patriarca era il loro nonno dalla testa canuta ed una lunga ed altrettanto bianca fluente barba, che trasmetteva l'impressione di essere stato tirato fuori da un quadro del Caravaggio.In quella estate avevano ospitato Amelia un'amica che condivideva con loro la passione per le gite in montagna. Erano giovani, entusiasti, amavano la natura e la vita. Neppure la diversa posizione  religiosa poteva interferire in quell'amicizia essendosi entrambi formati in una famiglia che coltivava un forte senso della libertà e del rispetto per gli altri: Vittorio e Maria R erano religiosissimi. Amelia atea dichiarata.Con l'allegria dei loro vent'anni  in quella fatale estate i tre amici erano partiti la mattina quando ancora era buio e si erano trovati, dopo qualche ora , alle falde del ghiacciaio del Brenta quando sostarono per aprire i thermos, sorseggiare un caffè caldo mentre il sole del nuovo giorno faceva splendere cielo e ghiaccio creando colori e riflessi che contemplarono in silenzio con rinnovato stupore. Poi ripresero la marcia per circa due ore. Si fermarono per riposarsi prima di proseguire per il tratto più difficile e si sedettero sul ghiaccio all'apice di una forte pendenza.
Un attimo di distrazione e un alpistok scivolò dalle loro mani. Il tentativo di bloccarlo li sbilanciò e tutti e tre scivolarono giù giù senza appigli fino ad un canalone ove non poterono evitare di cadervi dentro.
Ruzzolare dentro un canalone aperto longitudinalmente come una ferita spesso segna le tragedie in montagna.
I tre amici si trovarono imprigionati  senza possibilità di superare le pareti di ghiaccio e uscire.
Con il sopraggiungere della notte e l'intensificarsi del freddo cominciò a serpeggiare lo sconforto. Non era ancora tornata la luce quando il presagio di morte calò su di loro. Allora Vittorio e Maria Rita con coerenza cominciarono a pregare facendo anche opera di apostolato verso Amelia. Lo fecero finchè ne ebbero la forza.
Quando una squadra di soccorso giunse sul posto Vittorio e Maria R non erano più di questo mondo. I soccorritori trovarono semicongelata ma viva solo Amelia nei cui confronti Vittorio e Maria Rita avevano fatto fino all'ultimo opera di coinvolgimento nella preghiera.
Difficile commentare. Difficile capire. Impossibile accettare di veder morire a vent'anni. I due cugini sono sepolti nel piccolo cimitero del paesino montano ove trascorrevano l'estate. La villa un tempo brulicante di vita esiste ancora anche se in stato di abbandono.
Le tombe dei due ragazzi, coperte da un roseto, sono situate l'una parallela all'altra con il loro sorriso nelle foto. Ricordano al viandante che esistettero e come morirono.
Giovanni

22 commenti:

Mariolino ha detto...

Credo che Dio, dia tempo agli atei e ai rompiballe di redimersi, prima di portarsi in casa teste calde ... lo dico sempre a mio padre quando pensa di morire.

Tomaso ha detto...

Bello questo racconto, è sempre interessante entrare da voi.
Buona giornata.
Tomaso

L'angolo di raffaella ha detto...

Una vicenda molto triste, ma intensa e significativa con un finale aperto...
Buona giornata

Unknown ha detto...

Emozionante e commovente vissuto...la preghiera come fonte di forza...serenità...abbandono nell'accogliere i segni del fato...non si sfugge al disegno prestabilito già al nostro sbocciare alla Vita...ne avrà fatto tesoro Amelia, di questa terribile/illuminante esperienza. Una riflessione nasce spontanea leggendo questo scritto...grazie Giovanni per avercene fatto dono..sereno vissuto..
Dandelìon

Krilù ha detto...

Commovente testimonianza di come la montagna sia nel contempo meravigliosa e terribile.

Adriano Maini ha detto...

Sì, é proprio difficile sia commentare che capire. Di sicuro una storia dolorosa.

Unknown ha detto...

passavo a salutare Ambra ciao
Michele pianetatempolibero

il monticiano ha detto...

E come si fa a commentare una tale terribile disgrazia?
Il nostro destino nella vita non credo ci sia qualcuno che riesca a comprenderlo.

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Molto emozionante.Saluti a presto

Anonimo ha detto...

emozionante davvero. un caro saluto ...isa

Carla, i colori...pensieri della mia mente. ha detto...

Leggere queste testimianze porta sempre a riflessioni. Grazie Ambra. ciaooo

Erika ha detto...

Quando ho iniziato a leggere questo racconto non avrei mai pensato ad un finale così triste. Ero stata attratta dal dicorso sulle vacanze, dalla villa, dalla gioia provata da questi ragazzi nell'incontrarsi dopo un freddo inverno, dai preparativi per l'escursione. Strano il destino.. I due che pregavano non ce l'hanno fatta e l'atea è sopravvissuta. Sono sicura che tutto ciò sarà servito a dare una svolta alla sua vita religiosa.
Serena estate a tutti!

riri ha detto...

Mi ha colpito la preghiera, credo sia una marcia in più e dia sempre un segno di speranza, anche se questo racconto è triste..
Buon fine settimana

Sciarada ha detto...

Ciao Giovanni, un racconto tragico, ma straordinario, di una bellezza profonda che tocca l'anima!
Buon fine settimana a tutti voi Volontari Seneca!

Ninfa ha detto...

Mi piace molto il tuo modo di raccontare, Giovanni, è tutto estremamente bilanciato...Purtroppo non è stato così per i tre giovani che si sono ritrovati coinvolti in questa tragedia. Certo che il destino è proprio strano, mi chiedo se Amelia, in seguito a questa sconvolgente esperienza, si sia in seguito avvicinata a Dio. Un caro saluto a tutti voi.

Lufantasygioie ha detto...

Buon fine settimana
Ambra carissima!

lu

nanussa ha detto...

ciao ambra come va??

bellissimo racconto!! ottima giornata!!

Vittoria A. ha detto...

Hai raccontato benissimo questa tragedia di montagna. E' incomprensibile un destino cosi', ma tu l'hai raccontato talmente bene che ti porta a leggere tutto e tenerlo a mente.

Sandra M. ha detto...

Sempre delicato e lieve il tuo tuo narrare, caro Giovanni!Riesci a mettere in parole vissuti tragici senza creare angoscia negativa ma "solo" riflessioni. Un abbraccio.
Sandra

cristina ha detto...

Purtroppo non riesco a trovare le parole esatte per esprimere ciò che ho sentito nel cuore leggendo fino in fondo questo tuo racconto.

Giovanni ha detto...

Cari amici quasi tutti vi siete associati al sentimento di pietà e vi siete imbattuti in un grande interrogativo. Amelia la miscredente si è salvata. Lei sola, proprio lei.Potremmo discuterne per ore magari con una guida idonea ma credo che una risposta che ci plachi non l'avremmo mai. Grazie di cuore a tutti
giovanni

RobbyRoby ha detto...

ciao
racconto emozionante.