Testo di Cristina
Lavoro in un centro di assistenza fiscale e stavo illustrando ad un ragazzo senegalese la documentazione da produrre per potere accedere a determinati servizi ed uno tra i tanti carteggi era il permesso di soggiorno, ed alla mia richiesta lui mi ha risposto "no signora io ora sono cittadino italiano ho tutti i documenti relativi"; la sua affermazione mi ha "buttato addosso" una sensazione di tristezza e gelo ma non riuscivo a raccapezzarmi sul perchè di questo mio sentire...poi ho realizzato quanto questa affermazione dall'apparenza forse così banale fosse invece una "frase forte": io sono di Milano ed attualmente sono in Piemonte per motivi di cuore ed ora anche di lavoro, e qui quando mi si presenta l'occasione faccio sempre presente che sono milanese (oltretutto qui dicono spesso che il mio accento lombardo mi tradisce in questo senso) e questo mi fa sentire vicina alla mia città, alle mie origini, amici ed affetti che ho ancora lì, pertanto ho capito quale grosso sacrificio sia costato a quel ragazzo dire e diventare cittadino italiano; chi ha visto o letto il libro "Radici" ben ricorda probabilmente che ad un certo punto Kunta Kinte fu costretto a rinnegare il suo nome ed origine e chiamarsi quindi Toby sotto minacce e frustate da parte del suo padrone di pelle bianca "si signore ora sono Toby" ma piangeva a dirotto e chiaramente non solo per le frustate ricevute....nell'epoca attuale nessuno frusta gli uomini di colore diverso ma certe dinamiche emozionali ritengo che non siano cambiate e sarebbe pretenzioso che lo facciano. Penso di avere capito come sia difficile affermare di essere di un Paese diverso dal tuo, in parte ti pare di rinnegare le tue origini e fare come un torto ai tuoi cari magari solo nella speranza di integrarsi ed essere accettati qui, ovvero lontano dalla propria terra.
Cristina 12.04.2011
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41 commenti:
Carissime Ambra e Cristina è sempre difficile spiegare ad un straniero certe cose che per loro sono tabu,
io lo ho provato tutto questo.
Prima cosa capire chi ti ospita e conoscere le loro leggi, una volta che sai capire e parlare potrai apprezzare tutte le cose e far vedere quello che di buono cè in te.
Buona domenica cara amiche.
Tomaso
Il tuo scritto mi ha messo i brividi...ricordo il film..mi è rimasta nel cuore la straziante storia di Kunta Kinte...uomo umile ma di grande forza interiore ...forte del suo essere parte di un popolo che chiedeva solo d'essere accettato. Siamo cittadini del mondo , cittadini nel mondo...se sapremo accogliere , saremo accolti.
Complimenti per il blog..
Dandelìon
Ambra il tuo scritto mi ha scosso parecchio....ciao un abbraccio
Ma civiltà, se non ci sono frustate, significa sentirsi cittadini per l'appunto del mondo.
Quanta forza d'animo dimostrano gli stranieri...
Quanto dovremmo imparare da loro, cara Cristina.Buon pomeriggio.
Il ragazzo, a mio avviso, non ha rinnegato la propria origine ma ha evidenziato di essere in regola per poter accedere ai vari servizi che il nostro Governo concede loro.
Buona serata Cristina
.
Io non capisco proprio chi non capisce che gli stranieri che abbandonano la loro terra non lo fanno per voglia di fare gli esploratori e che se stessero bene nel loro paese non si abbasserebbero a chiedere aiuto a chi per giunta li tratta malissimo. Detto questo aggiugo che abbiamo anche dimenticano che anche noi siamo stati stranieri (in America, Germania, Australia, nel mondo)e soprattutto non ci rendiamo conto che sta accadendo nuovamente, la fuga dei cervelli non è che l'inizio.
Mi trovo molto in sintonia con ciò che è già stato detto. Mi associo,
ciaoo Ambra, ciao a tutti
Se tu, Cristina, fai queste riflessioni vuol dire che hai "letto" questo nell'affermazione del ragazzo.Forse però è anche una forma di orgogliosa soddisfazione ... è come dire "ce l'ho fatta anch'io" sono un cittadino con tutti i diritti.
Vale comunque, anche in questo caso, tutto il discorso che tu fai. Quanto dolore e quanti bocconi amari per il diritto ad una vita dignitosa!
Ciò che maggiormente preoccupa le persone che usano il cervello per ragionare è che non bastano attestati, documenti e permessi varii bisognerebbe anche cambiare il colore della pelle per poter ottenere ciò di cui un extracomunitario ha pieno diritto.
io mi fermo spesso a parlare con loro e quasi sempre mi sento impotente di fronte ai loro problemi; vorrei poter fare qualcosa per aiutarli...
Sono perfettamente d'accordo con le tue parole.Emigrare e stare lontano dal proprio Paese è difficile.Questo tuo racconto lo girerei a qualche razzista ,che si dimentica che anche noi siamo stati emigranti.Salutoni a presto
Cristina io non la vedo così come te, forse perché ho vissuto il tema... Io sono nata in Argentina ma siccome sono figlia di un cittadino italiano, ho due cittadinanze argentina e italiana, ho due carte d'identità, e quando qua in Italia dico che sono italiana non mi semabra rinunciare a niente,certamente che il mio accento diverso si sente.
Il mio papá quando è emmigrato in Argentina ha deciso volontariamente di prendere la cittadinanza argentina e in quel momento non si poteva farlo senza rinunciare alla cittadinanza d'origine, c'è stato un po' di nostalgia, ma la verità è che il mio papà è diventato molto più argentino. Comunque l'ha fatto volontariamente, perché mia zia continua ad avere cittadinanza italia. Un abbraccio per te e Ambra. A domenica!
La storia di Kunta Kinte è sempre attuale, purtroppo.
Chi oggi arriva qui da noi, nella stragrande maggioranza dei casi fugge da guerre, persecuzioni, dittature...non certo per farsi una passeggiata turistica. Eppure c'è ancora chi vorrebbe ributtarli oltre il Mediterraneo...!!
Ciao Cristina, ciao Ambra.
Ciao Cristina,sa di tristezza ed immalinconisce il tuo "incontro", affermazioni forti, che lasciano l'amaro in bocca..so cosa vuol dire, non si rinnegano mai le origini, anche per un pezzo di pane, ma quando si è costretti a farlo una parte di te muore....
Un caro saluto a tutti voi, un abbraccio ad Ambra ed un sorriso di miglioramento e cambiamento che si avverte nell'aria:-))
Dovremmo davvero pensare un po' di più a cosa hanno dovuto passare gli immigrati. Quante storie ne verrebbreo fuori da cui imparare e soprattutto da rispettare.
Ciao
Giulia
Non so sai, il discorso è un pò più complesso di ciò che sembra. Non credo che il ragazzo abbia rinnegato le sue origini.. la loro vita non dev'essere facile... ed è così triste vederli e non poterli aiutare. Un abbraccio
incontro stranieri in ogni posto.
Toby era schiavo e il nome era imposto.
Nel piazzale dell'ospedale qui vicino, ci sono un sacco di senegalesi che si chiamano Mario. E' una scelta, forse per vendere di più, ma una scelta. Vedo in televisione i ragazzi tunisini che arrivano dal mare con vestiti alla moda e cellulari ... "I Love Italia" basta checcesia da maggna gratiss. Credo che tanti lo facciano, come in certi posti si sale sul tetto di un treno per poi buttarsi giù appena si arriva vicino ad una galleria. "Tutti vanno in Italia, andiamo a vedere cosa c'è" diceva la badante che segue da mio padre.
Un italiano che va in America e che riesce a prendersi la cittadinanza americana, ci tiene a dirlo, pur fra parentesi continuando ad essere italiano (migliora il proprio status ... almeno psicologicamente). Ognuno (credo) potendo, scelga per opportunità quello che è meglio. Pietro rinnegò Cristo per tre volte senza fatica quando la vide grama in giro, eppure aveva mangiato pani e pesci gratis fino al giorno prima e bevuto buon vino ad ogni pozzo.
No so perchè ma io capito sempre qui quando è il turno di Cristina. Non vorrei essere frainteso. Lungi la me la volontà di perseguitare qualcuno.
visto che ci sono ne dico un'altra.
Vedo qui sopra Marifra79.
Non poterli è una cosa, non volerli è altra cosa.
A Milano ogni semaforo, ogni parcheggio c'è gente che ha bisogno.
Io non li voglio aiutare, per non far torto a nessuno e per il bene del mio portafogli. C'è da spenderci un capitale a dare un Euro ciascuno.
Io non li voglio aiutare.
P.S.
lo so che adesso qualcuno si indignerà ... lo so che sono in area volontari, ma delle volte costa meno il tempo dello slabbrare il portafogli.
Ciao, le storie degli immigrati sono tristi storie, certamente, ma non credo sia corretto pensare a come reagiremmo noi (o a chi ha dovuto espatriare a come l'ha vissuto), perchè noi abbiamo un modo completamente diverso di intendere la patria, gli affetti che lasciamo e il modo di vivere. Anch'io ho parlato con diversi senegalesi e non solo, e la maggior parte ha detto con un sorriso che sta meglio qua che da dove è arrivato. E' abbastanza noto che provengono da luoghi in cui si vive malissimo, è per questo che partono. In genere partono giovani e questo li aiuta ad adattarsi abbastanza bene alla nostra terra, esclusi quei soggetti che dovrebbero essere rispediti indietro e di cui si parla tanto perchè delinquenti e criminali. Però non capisco cosa dovremmo fare noi. Secondo me proprio niente, se non trattarli come quel che sono, cioè nostri pari.
Ciao, buona giornata
Sotto casa ho una coppia di egiziani che ammiro per la loro
tenacia.Ogni mattina aprono le tavole preparano la loro merce,
sorridono e i loro gesti rispecchiano il rispetto che hanno
per quel poco che si possono permettere.
Sono 3 anni che passano a Milano 8
mesi, alla fine di maggio andranno
a Riccione e a settembre, ritorneranno.
Alla mattina mi mancherà la ns. chiacchierata e l'arlecchinata di
colori dei loro foulard.
Ciao a tutti voi, questo racconto di incontro vissuto mi fa pensare alle tante persone "cittadine del mondo" che cercano solo "accettazione",,a volte ce ne dimentichiamo, sembra ci sia un piccolissimo cambiamento..ma la strada è lunga.
Buona serata, grazie a Cristina, un abbraccio ad Ambra.
avrei provato lo stesso smarrimento, io arrivo da un paese molto piccolo anzi piccolissimo, uno di quei paesi morti perche rimasto senza abitanti, faccio anche fatica a indicare di dove sono devo dire ex paese.
io non sono milanese ma ho abbracciato milano e mi sento tale anche se il mio paese quello vero non l'ho mai dimenticato, solo che il solo passarci mi ha venire un colpo al cuore. che evito perfino la strada da dove si vedono le 4 case e un campanile abbandonato.
quando meno te lo aspetti le origini ritornano perchè fanno parte di te, potrai girare il mondo ma quel paesino perso e insegnificante, che è stato il mondo per alcuni anni, come si fa a dimenticare
Cari amici grazie per i vostri commenti che mi fan sempre sentire un po' come "coccolata".
Ritengo che forse in parte è vero che ottenere la cittadinanza italiana per un ragazzo straniero possa essere anche vissuta come una conquista, tuttavia penso che comunque un fondo di amarezza e malinconia ci sia sempre. Tutti noi siamo legati alle nostre origini a prescindere da dove veniamo: se dalla grande città operosa e piena di smog, dal paesino di 4 case sperduto sui monti o dalla bidonville...io questo l'ho capito nel momento in cui son andata a vivere in un'altra regione; quando sei lontano scatta "quel certo non so che" che ti fa apprezzare con dolcezza quello che hai lasciato, seppur magari quando eri nel turbine di quella realtà non solo non ti rendevi conto di determinate dinamiche ma magari non apprezzavi nemmeno il contesto in cui stavi vivendo. La lontananza dai propri riferimenti di una vita fa nascere inspiegabili "moti del cuore", forse per questo ritengo che non sia stato facile per un ragazzo africano definirsi cittadino italiano.
PS: Per Mariolino: i tuoi commenti son ben apprezzati non credere! Anzi ti chiedo pubblicamente scusa se son stata un po' scostante nei tuoi riguardi nella risposta ad un tuo commento nel mio penultimo post
delle volte capito in un posto e scrivo lungo e so che spesso sono bastian contrario di mestiere. Non pretendo risposte anzi. Delle volte ho solo paura, anzi la quasi certezza di non essere d'accordo con quel che leggo scrivendo cose non condivisibili in risposta.
Per questo non vorrei darti l'impressione dell'accanimento nei tuoi post.
Sono stato emigrante e quando uno decide di partire ha già abbandonato tutto il suo passato e vuole essere nel presente che vive.
Ad un senegalese costa più dire che è senegalese in Italia che italiano, perchè italiano è il suo presente. E' successo a me in Francia e in Germania. Quando sei lì, desideri che ti accettino come uno di loro, cerchi di integrarti e non di autoemarginarti, e ti da più fastidio che ti considerino quello che eri nel tuo passato che quello che vorresti essere adesso.
ciao, quello che mi piace è l'immagine, troppo bella.
dopo aver letto il post e solo i primi commenti,mi trovo dccordo con il parere di Sandra ed Erika.
A presto
Grazie ancora a tutti, in particolare a Mariolino: ma quando sei andato via dal tuo Paese non ti è scattata almeno un pochino quella "calda malinconia" quando ti sei trovato in "terra straniera"? no dai non ci credo.....
Come Cristina, come Mariolino, come tanti da queste parti anche il sottoscritto a Milano portato da vari Venti.
E Milano non è che ti accetta così, subito.
Dentro di me c'è una città natale mitica, fatta da ricordi resi brillanti dalla musica dell'Amarcord; fuori di me c'è una città, una vita che mi sta dando tanto.
Ma la verità è che questo è il presente che vivo, e non ce n'è un altro migliore, ma solo questo che cerco - spesso fallendo - di vivere appieno.
Perchè qualche volta ricordo che sono vivo e allora mi sveglio e mi chiedo: "quand'è che ho riso l'ultima volta???"
Mi sa che sono andato fuori tema, ma vabbè... :o)-
P.S.
L'immagine è veramente bellissima...fa sognare, vero ?
:o)
Bravissima Ambra!
Cristina,
quando sono andato via dal mio paese non lasciavo nulla, ed ero euforico perchè partivo. Sentivo solo il nuovo. Semmai la nostalgia ti prende qualche volta che sei lontano, se vedi che tu ce la metti tutta, ma percepisci negli altri una diffidenza nell'accettarti.
Non una cosa da morirci.
Per fare queste cose poi, bisogna considerare propria patria solo dove si appoggiano i piedi, altrimenti ogni posto passato è una patria persa, pensi sempre a ieri e non vivi mai l'oggi.
ho letto adesso Mirco, in pratica diciamo la stessa cosa ... credo.
L'Amarcord ce l'ho solo quando ritorno e guardo i posti di allora e il tanto che non c'è più.
Copio e incollo da Mirco, perchè meglio non lo saprei dire:
"Ma la verità è che questo è il presente che vivo, e non ce n'è un altro migliore, ma solo questo che cerco - spesso fallendo - di vivere appieno"
e due... cristina ti conviene cionvertirti a questo credo così facciamo 4 (tu, Mirco io e il tuo senegalese)
...
intendevo...
"...e due... Cristina ti conviene convertirti a questo credo così facciamo 4 (tu, Mirco, io e il tuo senegalese)
Che ridere Mariolino!
Quando ho letto la tua frase..." bisogna considerare propria patria solo dove si appoggiano i piedi, altrimenti ogni posto passato è una patria persa, pensi sempre a ieri e non vivi mai l'oggi"
Mi son venuti i brividi quasi e ho pensato "cavolo! come l'ha detto bene! Si sente che è di cuore [ non come quello che dico io che sa sempre troppo di testa, ndr]
Della serie...mai contenti di quello che si è ?
:-D
Ragazzi, ma questo dibattito su terra straniera? Posso pubblicare un altro post o le puntate non sono ancora finite? Che strano, quando Mariolino arriva qui d'improvviso diventa serio! Chissà forse uscire dalla terra natìa porta bene!
serio? diciamo a volte riflessivo (si lo so che usare quel termine per me è una parola grossa... certo... se segui un funerale non è che puoi metterti a far battute con la vedova, soprattutto se il paese ha un dubbio velenoso e sa che da tempo va con altri due, uno del paese e uno che viene da fuori il Giovedì (gnocca).
...
però, (stranissimo), delle volte "penso", mi capita quasi solo di notte a dir il vero, e rimuginavo questa storia di Milano-Torino. A parte che, se uno vuole (prezzi gasolio permettendo, ma si può anche optare per il metano), uno di Torino, può farsi la sua bella "ora di felicità" a Milano e poi tornarsene più a Stupinigi di prima. Avevo 3 colleghi che vivevano e venivano da Torino tutti i giorni, e per nessuna ragione al mondo sarebbero arrivati ad abitare a Milano. Uno era sardo di Volpiano, uno di corso Allamano ma era valsusino e l'altro era "gianduiotto, gianduiotto nè" (Pautasso di cognome). Viaggio comunitario da Brandizzo.
Però poi mi chiedevo, "perchè Cristina vive male questa cosa?". E' lei o la donna che è nostalgica di natura. Pensavo agli sbarchi di Lampedusa. te li fanno vedere in tivù. I bambini dormono, le donne si guardano attorno smarrite (forse si aspettano la razione di botte giornaliera???), mentre gli uomini, quasi tutti sorridono e con la mano ti fanno il segno di vittoria. La differenza deve star lì. Per millenni la donna è stata legata alla grotta, alla casa, alla tenda. La donna è stanziale. L'uomo, da sempre, va nel campo e guarda all'orizzonte e se va bene diventa cacciatore, segue la preda, e magari arriva il giorno, che dal tabaccaio, decide di non tornare più.
Del resto Marco (Polo) è famoso (non solo per gli elettrodomestici della Expert) ... ma una Amapola o una Colomba viaggiatrice si sono mai sentite?
Ragazzi miei , che bello qui! Me ne son stata zitta zitta ma son passata ogni tanto per leggere tutto l'evolversi del "discorso" . Mi mi piaace questa cosa. Mi piacerebbe davvero poter chiacchierare dal vivo con tutti voi .... con qualcuno accadrà , tra unb paio di giorni.mancheranno alcuni. Mariolino, per esempio. E Aldo, e Carlo .... a tutti gli altri qui sopra. PECCATO.
Sono un po' sotto l'effetto di una sottile emozione....mi scappano tanti errori....sorry.
Il fatto è che su questi argomenti, la gente chiusa nei propri egoismi pensa poco e con facilità trincia giudizi.
Mirco,
oggi, dove appoggio i piedi, il cielo non aiuta, ci ho fatto un post ... qui i piedi puoi tenerli in terra o in cielo. Qui c'è sempre un sacco di tempo e tanto non succede nulla lo stesso.
Ancora una volta...........brava Cristina! Ma lo sai che stai migliorando di giorno in giorno? Parola di Nonno!
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