o se decidete di arrivarci per una gita “fuori porta”, vi consiglio di non tralasciare una visita alla Chiesa della Trinità (in Viale Dante), anche se non è citata tra le principali chiese piacentine. In effetti, vista dall’esterno, è una grande chiesa moderna e lineare
(è stata costruita fra il 1950 e ’60), abbastanza anonima, ancora priva del campanile che probabilmente non verrà mai eretto! Anche all’interno è molto semplice e spoglia salvo l’enorme parete sul fondo, dietro l’altare, dove campeggia uno spettacolare affresco di metri 20 x 25, realizzato in poco più di due anni, dal 1998 al giugno 2000, insieme a 12 allievi, dal pittore spagnolo Kiko Arguello (pittore di cui, in tutta sincerità, non avevo mai sentito parlare).
Si tratta di un pittore nato nel 1939 e tuttora vivente che, dopo una crisi esistenziale, si è convertito al cristianesimo ed è diventato l’iniziatore di un “Cammino” di evangelizzazione e formazione cattolica, le cui comunità di seguaci sono ora diffuse in quasi tutto il mondo. Quando Kiko ha ripreso la sua attività pittorica, ha deciso di dedicarsi principalmente all’arte sacra.
Come nel caso di questo affresco di Piacenza, che a mio parere è abbastanza unico: intanto per le dimensioni (è stata dipinta in totale una superficie di 500 metri quadrati!) e poi per la ricchezza e la vivacità cromatica che lo caratterizzano, nonché per lo stile.
Su un fondo di oro e in una profusione di colori vi sono rappresentati gli episodi più significativi della vita di Gesù, dalla nascita all’ascensione, per finire con l’assunzione in cielo della Madonna. E’ stata utilizzata una tecnica di prospettiva rovesciata, dove il punto di fuga prospettico non è più all’interno del dipinto ma fuori, nello spettatore: tecnica ripresa dalle icone orientali. Ma la realizzazione è moderna, tanto che il pittore dice di essersi ispirato non solo a Rublev (il più importante pittore russo di icone) ma anche agli impressionisti, quasi a voler creare idealmente un ponte fra occidente e oriente e quindi fra le due Chiese, Cattolica e Ortodossa.
Si tratta inoltre di un’opera ricca di simbolismi che, così come il resto, ci sono stati ampiamente e appassionatamente spiegati da un giovane seguace di Kiko, il quale è riuscito a farci ancor più apprezzare questo affresco grandioso e stupefacente che da solo, secondo me, vale la visita a Piacenza.
E se poi dopo il “sacro”, avete tempo e voglia per dedicarvi al … “profano”, non vi resta che scegliere uno dei tanti ristoranti in città o fuori : i salumi piacentini con gnocco fritto o la pasta fatta in casa o i tipici “pisarei e fasò”, accompagnati da un buon vino del posto, non vi deluderanno di certo (con buona pace, per un giorno, di colesterolo e trigliceridi!).
Una turista non per caso
1 commento:
Anch'io non avevo mai sentito nominare Kiko Arguello!! Ma la sua pittura mi piace moltissimo, il suo rosso e oro ricordano i modelli bizantini.
Buon suggerimento, Mimma, e non male nemmeno quello di darsi anche al profano. La zona è molto invitante in questo senso...
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